mercoledì 8 febbraio 2012

Applicazione del comunismo e relazioni tra comunità nazionali ed internazionali




Uno dei punti deboli (o meglio assenti) dell'analisi marxiana è l'aver prospettato il comunismo come un semplice rovesciamento economico dei rapporti di produzione capitalistici. Da tale rovesciamento sarebbe scaturita da sé una società di liberi produttori cooperanti liberati dallo sfruttamento e dalle stesse strutture sociali che ne condizionavano l'agire.
In tal senso il comunismo marxiano è un comunismo che si realizza senza problematizzazioni politiche, giuridiche, istituzionali ed etiche. La polemica di Marx contro i tentativi puramente politici di rovesciare il capitalismo (polemica contro il socialismo utopistico) era fino ad una certa misura corretta e necessaria, poiché aveva la funzione di mostrare la debolezza di un'ideale politico che non si curava di cogliere le contraddizioni interne alla produzione capitalistica da cui potevano sorgere le condizioni oggettive per un passaggio al socialismo e poi al comunismo. Tuttavia questa corretta critica se diviene ipertrofica finisce per rendere il comunismo, nel senso marxiano, un comunismo iper-economico che prescinde dalla realizzazione etico-politica. Di qui l'utopia (scorretta a nostro avviso) dell'estinzione dello Stato e delle stesse strutture sistemiche (che hanno carattere permanente e non transitorio). Un'utopia che si è rovesciata, nel comunismo storico realizzato novecentesco, nel suo opposto (Stato invasivo, centralizzazione burocratica, collettivizzazione forzata etc etc).
La riflessione filosofica che invece è necessaria per sintetizzare lo strutturalismo marxiano con un fondamento universalista e umanista, è quella inerente al carattere ontologico della natura umana e, da ciò derivato,inerente al legame tra individuo e comunità, tra particolare e universale.
L'uomo è infatti un essere sociale e comunitario la cui singolarità è unita, seppur distinta, dalla comunità cui appartiene intesa come stratificazione di aggregati umani che vanno dalla famiglia di origine fino al genere umano, passando dalle comunità intermedie.
A partire da tale riflessione è possibile pensare al comunismo come società in cui si realizza la difficile e sempre incerta mediazione tra individuo e comunità.
Nel concreto il comunismo potrebbe configurare la sintesi tra: sul piano economico, una produzione collettiva-cooperativa e personale, con collettivizzazione dei mezzi di produzione maggiori, cooperativizzazione dei medi e piena accettazione della proprietà personale per ciò che riguarda i piccoli settori ad uso personale o micro-commerciale; sul piano etico-politico, la realizzazione di una società in cui le singole comunità intese nella loro stratificazione dimensionale (da quella più piccola a quella più grande) si interconnettono costituendo, entro uno Stato, quella che è la comunità politica. Ciò è possibile soltanto alla luce di una Metafisica sociale della relazione tra individuo e comunità che superi l'approccio liberale-individualista senza cadere in nessun modo in tentazioni organicistiche.
Per ciò che riguarda il rapporto tra Comunità nazionali (politiche), naturalmente, va detto che, la Comunità non è luogo esaustivo di realizzazione ultima dell'essere umano. L'Uomo, in quanto essere universale, è per natura teso ad universalizzare la propria esistenza ponendosi in contatto (ideale e non solo) con l'intero genere umano. In questo senso una Comunità politica non può configurarsi come comunità chiusa, ma avrà per forza di cose contatti e rapporti con le altre comunità, basati sul mutuo soccorso, la mutua solidarietà e la fratellanza basata sulla comune appartenenza alla famiglia umana. Naturalmente questa forma di universalismo forte potrà scontrarsi oggettivamente, di volta in volta, con il concetto di sovranità dei singoli Stati. Si tratta di un problema molto grande, che oggi, nel mondo capitalistico, si mostra in tutta la sua crudezza, dal momento che uno pseudo-universalismo astratto (orrendo) viene usato per ledere il sacrosanto principio di sovranità degli Stati e muovere loro guerre umanitarie devastanti. Anche in un ipotetico comunismo o socialismo internazionale, il problema della sovranità degli Stati resterà, pur se attenuato, un problema non banale. Solo un intelligente mediazione tra esigenze sovraniste (imprescindibili) ed esigenze universalistiche (anch'esse imprescindibili) può risolvere l'apparente antinomia tra universalismo e sovranità comunitaria.

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