mercoledì 3 novembre 2010

 
Democrazia e Potere del Popolo

Il comunismo è democrazia sostanziale delle “libere individualità sociali”





 
Francesco M. Ibba

1) Demo-crazia: brevissimi cenni storici (seguendo pedissequamente uno schema analitico di Norberto Bobbio);



Il panorama culturale che ci offre la nostra società sembra dominato, ormai inesorabilmente, da una “costellazione” di verità indubitabili, le quali costituiscono gli elementi fondanti di una sempre più dettagliata “weltanchaung occidentalista”che, dalle televisioni all’apparato scolastico-formativo, viene imposta ai nostri giovani fin dalla più tenera età.

Non si sfugge a questa “grande rappresentazione” del mondo, codificata fin nei più minimi dettagli da quell’immenso apparato propagandistico che viene usualmente denominato come “società dell’immagine”.

L’obbiettivo , forse più ardito, che i meccanismi fondanti di questa società pretendono di raggiungere è la piena giustificazione “morale” e “culturale”, da ottenersi presso le masse popolari occidentali, a riguardo del fatto che la sussistenza( agli attuali standards consumistici) di un quarto del mondo è determinata dallo sfruttamento intensivo, violento e sterminatore, dei restanti tre quarti.

Non possiamo che interrogarci sugli esiti, prima di tutto dal punto di vista umano, che tale campagna micidiale sortirà in futuro.

Uno dei punti nevralgici, dei momenti topici, di tale propaganda verte sui “significati” comunemente associati al termine “democrazia”.

Vediamo, in maniera sintetica ed estremamente riassuntiva, i “passaggi fondanti” dello sviluppo di questo concetto(seguendo, o per meglio dire, citando uno schema analitico di Norberto Bobbio1):



A) la Teoria classica: dal IV-V secolo, fino allo Hegel.



“Democrazia” etimologicamente vuol dire “potere del popolo” (“demos” - popolo, “kratos”- potere); Ricorda Bobbio come una delle più antiche disquisizioni sulle forme di governo venga menzionata da Erodoto (III,80-83), ove il “governo popolare” viene definito, secondo l’uso greco, “isonomia”: termine che può essere traducibile o come “eguaglianza delle leggi”, o come “eguaglianza di fronte alla legge”;

Per ciò che attiene Platone, dalle cinque forme di governo individuate nella “Repubblica”(aristocrazia, timocrazia, oligarchia, tirannide e democrazia), passando per una classica tripartizione attuata nel “Politico”(ove la “democrazia” è riconosciuta come “la meno buona delle forme buone e la meno cattiva delle forme cattive”), si giunge, con le “Leggi”, a quella bipartizione che verrà in seguito ripresa da Macchiavelli: “monarchia” e “democrazia”, a cui rispondono gli esempi, nell’un caso dello stato persiano, e nell’altro di Atene; persiste sempre l’accezione negativa del concetto di “democrazia”.

Con Aristotele si ha la divisione in tre forme “pure” di governo, cui corrispondono tre varianti degenerative o “corrotte”: il principio della degenerazione viene individuato nell’indirizzo dell’esercizio del potere, a vantaggio di chi lo detiene piuttosto che nell’interesse generale. In questo caso la “democrazia” è considerata come una “variante” impura della “politia”(governo dei molti): un “governo a vantaggio dei poveri”.

Non soffermandoci sulle ulteriori classificazioni della “democrazia” attuate da Aristotele(che ne individua 5 varianti), ricordiamo brevemente la tripartizione classica delle forme di governo:

- Monarchia: cui corrisponde la forma “degenerata” della “tirannide”;

- Aristocrazia: cui corrisponde la forma degenerata della “oligarchia”;

- Politia: cui corrisponde la forma degenerata della “democrazia”.



Questa suddivisione(germinata tra IV e V secolo A.C.) attraverserà il medioevo(pure, come vedremo, segnato da nuove concezioni) per giungere, in evo moderno, fino allo Hegel.

Nel solco di tale impostazione si sviluppano tre significative variazioni additive:

1) Bodin , che discernendo tra titolarità ed esercizio della sovranità attua una distinzione tra forme di “stato” e forme di “governo” : “onde può aversi una monarchia, cioè uno stato in cui il potere sovrano appartiene al re, governata democraticamente, per il fatto che le magistrature vengano attribuite dal re indiscriminatamente a tutti, o una democrazia aristocratica, come fu Roma per un certo periodo della sua storia, o una aristocrazia democratica e via discorrendo;(Bobbio p. 310; ibidem)



2) Hobbes, per il quale la sovranità, che è potere assoluto o non è un potere sovrano, non può essere soggetta a criteri interpretativi che ne sanciscano l’uso “corretto” o “l’abuso”: Hobbes sopprime dunque la distinzione tra forme “pure” e forme “corrotte”.

3) Rousseau, che degrada le tre forme aristoteliche a tre varianti di esercizio del potere esecutivo: e questo concependo il potere legislativo, che caratterizza la “sovranità”, come prerogativa del popolo.

Continua: http://comunitarismo.it/democrazia_potere.htm

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