lunedì 15 novembre 2010
COMUNITARISMO E UNIVERSALISMO: PROSPETTIVE DI ALTERNATIVA E DI RESISTENZA ALL'IMPERIALISMO AMERICANO
Intervista con il Prof. Costanzo Preve: a cura di L.Tedeschi (tratto da ITALICUM, numero 9-10 settembre-ottobre 2004)
D.Gli elementi caratterizzanti l'attuale fase storico politica dominata dall'impero americano e conseguentemente dal capitalismo, non sono più costituiti dalla dicotomia destra/sinistra, bensì dalla contrapposizione tra gli USA e i popoli e le nazioni che si oppongono al dominio americano.
Al modello capitalista si vuole contrapporre il comunitarismo, quale "difesa dello stato-nazione indipendente concepito in modo nazionalitario e non nazionalista, razzista e imperialista". Dato l'attuale "nichilismo nazionale" e la quasi assenza di valori e costumi identitari specialmente in Europa, quali sono i fondamenti filosofici e politici di un comunitarismo inteso quale modello politico e culturale diverso e migliore dell'individualismo liberale?
R.Mentre 1'impero americano ed il tipo di "turbocapitalimo" che esso sostiene ed organizza sul piano geopolitico esistono e sono corpose realtà storiche e politiche, un "comunitarismo" che sappia essere ad un tempo anti-imperialista e democratico non esiste invece ancora, ed in questo momento resta ancora in larga misura un orizzonte astrattamente possibile. Vi è qui dunque una dolorosa asimmetria.
Così come la conosciamo storicamente la dicotomia Destra/Sinistra non è affatto universale come si pensa, ma è prevalentemente europea e latino-americana. In estrema sintesi essa e già passata attraverso tre fasi storiche fondamentali. In una prima fase (I789-1914 circa) questa dicotomia si è sovrapposta al conflitto sociale, politico ed economico fra democratici prima e socialisti poi (sinistra) ed un fronte vario e nobile di conservatori e di liberali (destra). In una seconda fase (1914-1991 circa) questa dicotomia si è sovrapposta allo scontro, prima soltanto sociale e poi geopolitico, fra il comunismo storico novecentesco ed i suoi alleati (sinistra) ed un fronte vario e mobile che ha visto a volte in conflitto ed a volte alleati i fascismi storici ed il liberalismo capitalistico (destra). Siamo però ormai in una terza fase storica, in cui si è formato un "pensiero unico" capitalistico ed imperialistico, cui il "politicamente corretto" di sinistra è quasi completamente subordinato ed asservito. Il vettore culturale e giornalistico principale di questo asservimento, che non è ancora purtroppo colto come tale da gran parte delle classi e dei gruppi dominati, è stato la trasformazione metabolica della sciagurata generazione del Sessantotto. La critica originariamente di "sinistra" al socialismo autoritario, burocratico e gerarchico di tipo sovietico si è dialetticamente rovesciata in appoggio culturale di "destra" all'impero americano, visto come società libertaria e multiculturale delle sconfinate possibilità individuali. La connessione fra queste due posizioni unilaterali rovesciatesi l'una nell'altra è evidente per una coscienza filosofica dialetticamente bene educata, ma non lo è per gli incoscienti educati ai miti operaistici del monoclassismo sociologico proletario rovesciatosi oggi in sciagurato mito imperiale messianico armato e bombardatore. Il "nichilismo nazionale" denunciato nella domanda è reale, ed è a sua volta frutto della confluenza di due componenti, la componente di "destra" del capitalismo cosmopolitico e senza patria rivolto unicamente ai profitti e particolarmente agli interessi erogati dal capitale finanziario transnazionale, e la componente di "sinistra" critica dello stato borghese nazionale in nome di una sintesi di monoclassismo sociologico proletario globalizzato (il che spiega il perché della facile riconversione di questa componente al mito della globalizzazione) e di critica anarchica della morale borghese tradizionale, particolarmente familiare e sessuale (il che spiega perchè costoro stiano oggi in prima fila nell'imporre a colpi di bombardamenti strategici i costumi sessuali occidentali alle renitenti società "musulmane". La Francia (ed in parte i paesi scandinavi) è oggi il solo paese europeo che resiste, sia pure debolmente, al nichilismo nazionale europeo. Dio la benedica. In questa sacrosanta e benemerita resistenza è troppo debole e residuale per innescare oggi una vera inversione di tendenza su scala europea. E qui, in poche parole, risiede il 70% del dramma storico di oggi.
Segue: http://comunitarismo.it/comu_univ.htm
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