La funzione degli scandali, delle inchieste giudiziarie
e i sub-dominanti politici nazionali
di Eugenio Orso
Breve premessa
Dopo Lusi, la Margherita e Rutelli, dopo Belsito, la famiglia Bossi e la Lega sembra essere arrivata l’ora di Nicola Vendola.
Perché questa rapida sequenza di inchieste della magistratura inquirente, in ogni angolo d’Italia, da Milano a Reggio Calabria e la conseguente, immancabile campagna mediatica contro la politica corrotta?
A chi giova tutto ciò, chi ne beneficia veramente, cui prodest, come si sarebbero chiesti i romani?
Il presente scritto cerca di dare una risposta non conformista, non superficialmente moralistica, non fuorviante alla Stella e Rizzo della scandalistica ed autocratica Casta, alle domande che molti oggi si pongono, o dovrebbero porsi.
Aristocrazia globale e sub-dominanti politici nazionali: anello forte e anello debole della catena di comando globalista
La descrizione offertaci a suo tempo da Christopher Lasch nell’opera La ribellione delle élite. Il tradimento della democrazia (1995), il quale dal suo osservatorio privilegiato, negli Stati Uniti d’America, ha potuto osservare e analizzare l’inquietante fenomeno della nascita della nuova classe globale, del suo sistema di potere e il conseguente tradimento della democrazia, è un insuperato punto di partenza per poter comprendere i “caratteri costitutivi” della nuova classe globale dominante, oggi in parte comuni all’Aristocrazia globalista e ai sub-dominanti politici nazionali che da questa dipendono.
Nella ribellione delle élite Lasch ci avverte che tali individui non sentono alcuna responsabilità nei confronti degli altri, in particolare se non sono loro simili, appartenenti alla stessa classe, e precisamente scrive:
Le classi privilegiate […] si sono rese indipendenti in misura allarmante non solo dalle città industriali fatiscenti, ma dai servizi sociali in generale. Mandano i loro figli in scuole private, si assicurano contro malattie e incidenti sottoscrivendo i piani previdenziali delle società per cui lavorano, e assumono delle guardie del corpo private per difendersi dalla violenza che li attornia. In effetti, si sono estraniate totalmente dalla vita comune. […] Molti di loro non si considerano neanche più americani in alcun senso importante, non si sentono coinvolti, per il bene e per il male, nel destino dell’America.
Ciò accade perché i neodominanti, fin dalla culla, non sviluppano legami di sorta con la comunità di origine, con la nazione, con il resto dell’umanità, non si fanno carico di alcuna responsabilità sociale e soprattutto dei costi che tale responsabilità implicherebbe.
I suddetti sono indifferenti davanti al destino dei popoli, e la loro fedeltà, se di autentica fedeltà si può parlare, è riservata soltanto ad un ordine globale neocapitistico regolato dal mercato e caratterizzato dalla libertà di circolazione dei capitali finanziari.
Il successo ed il potere personale, la performance, il narcisismo, l’assenza di etica come tradizionalmente si intende, l’assenza di idealità, il mantenimento e l’estensione di ingiusti privilegi li caratterizzano fino in fondo e ne determinano i comportamenti, le scelte, le imposizioni alla società che spesso causano sofferenza e disperazione a molti milioni di persone non appartenenti alla loro schiatta.
Se accettiamo la quadripartizione del capitale proposta a suo tempo dal sociologo francese Pierre Bourdieu, che ha integrato le analisi di Karl Marx riguardanti la genesi e la produzione del capitale industriale/ produttivo – Capitale economico, Capitale culturale, Capitale sociale, Capitale simbolico – per quanto precede dobbiamo riconoscere che i dominanti globali controllano oggi tutti e quattro i tipi di capitale.
Un nemico potente e spietato, insomma, con il quale la lotta non potrà che essere senza quartiere.
Un nemico che non si riconosce più nella “vecchia” umanità e non riconosce i diritti naturali dell’uomo, un nemico che non ammette di avere debiti con il passato e con gli altri, un nemico che accomuna con il capitale produttivo quello umano e quello naturale/ambientale, mettendoli tutti sullo stesso piano e concependoli come serbatoi inesauribili di risorse a sua completa disposizione.
Un nemico che ha nell’illimitatezza dei suoi desideri, suscitata dall’illimitatezza neocapitalistica, la sua principale forza e il suo più grande limite.
Ciò che vale per l’Aristocrazia globale, per la Strategic Global class secondo una mia espressione “esotica”, può valere in una certa misura anche per i sub-dominanti, che tendono ad assumere comportamenti simili, conformi, omologati, con alcune sostanziali differenze, però, che rendono i sub-dominanti più facilmente sconfiggibili dell’alta Aristocrazia, e quindi l’anello debole della catena di comando globalista: la maggior vulnerabilità, dovuta alla maggior esposizione, alla maggior ricattabilità e alla maggior vigliaccheria.
La continua esposizione ai media alla quale non possono sottrarsi (a differenza dei membri dell’Aristocrazia globale, che godono di molta maggior riservatezza), la ricattabilità che li contraddistingue (per una generalizzata presenza di “scheletri nell’armadio” dovuta alle cariche che ricoprono e alle funzioni che svolgono), la viltà che spesso emerge dai loro comportamenti (esito scontato dell’assenza di ideali, dell’individualismo anomico, dell’incapacità di sacrificio) insieme ne determinano la generale vulnerabilità.
Ma vi è anche un altro importante elemento che li rende ancor più vulnerabili, attaccabili e sconfiggibili, e di questo si discuterà fra poco.
In Italia, un sub-dominante mancato, a nome Silvio Berlusconi, ha mostrato tutta la sua viltà e la sua pochezza quando l’Aristocrazia globalista gli ha intimato di farsi da parte per fare spazio al governo dell’affidabilissimo Monti.
Nelle probabili trattative segrete per ottenere un “salvacondotto giudiziario”, l’allora presidente del consiglio deve aver abbassato completamente i pantaloni, volendo essere prosaici almeno per una volta, e in cambio della salvezza personale, e dell’integrità del suo patrimonio familiare, non ci avrà messo più di un secondo per risolversi ad offrire “spontaneamente”, come ulteriore contropartita, il “leale” appoggio dei gruppi parlamentari del PdL a Mario Monti.
Lo scatto d’orgoglio che Berlusconi ha avuto dopo le risatine di Merkel e Sarközy davanti alle telecamere, dirette contro di lui, il suo esecutivo, ma soprattutto contro il popolo italiano e “propedeutiche” alla deposizione del cavaliere, è stato così cancellato in un istante, e Berlusconi, sub-dominante mancato, considerato inaffidabile e addirittura “abusivo” dai membri della classe superiore, non solo è uscito di scena senza troppi clamori, anziché resistere e dare battaglia pur con forze (notevolmente) inferiori, ma è arrivato al punto di mettere “la golden share” sul governo Monti, dopo che i Mercati & Investitori, per esser ancor più convincenti e prevenire colpi di testa da parte sua, hanno attaccato il titolo Mediaset in borsa, facendolo crollare di oltre dieci punti.
In quei decisivi frangenti Berlusconi ha dimostrato di essere esposto (se non sovraesposto, nel suo particolare caso), vulnerabile, ricattabile e vile, esattamente come possiamo aspettarci che sia la grande parte dei sub-dominanti politici, e non soltanto politici.
In altri termini, se questa sommaria antropomorfizzazione del nemico di classe e di civiltà è corretta, come io credo che sia, o lo è almeno a livello sub-dominante, è chiaro che non soltanto l’estromesso Berlusconi, ma anche i ben più nocivi Napolitano, Monti, Fornero e lo stesso Marchionne, il quale non è come i primi un politico di professione o un tecnico-politico, ma un top manager che purtroppo ha a che vedere con l’Italia, costituiscono il vero anello debole della catena di comando nemica, pur essendo gli stessi, nei ruoli e nell’esercizio delle funzioni a loro assegnati, utilissimi per assicurare la riproducibilità sistemica complessiva.
Si badi bene: utilissimi ma non insostituibili.
Con parole più semplici, a questi individui le sole cose che interessano sono l’integrità fisica, i loro privilegi, il danaro e il (sub-)potere, anche se ciò non esclude residui di sentimenti umani, come l’attaccamento ai figli, ai genitori, alla famiglia, agli amici più cari – e perché no? – alle amanti o agli amanti.
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