lunedì 27 febbraio 2012

QUELL'AMERICANATA DELLA MMT

La Modern Money Theory o il mito della Cornucopia


(prima parte)


di Moreno Pasquinelli

“Se una cosa sembra una papera, cammina come una papera e fa qua-qua, probabilmente è proprio una papera”.

 


L’economia, l’abbiamo detto in passato, è sempre economia politica.
La pretesa degli economisti che la disciplina a cui si dedicano, e per cui vengono lautamente remunerati abbia, al pari della fisica o della chimica, valore di scienza esatta —che essa si fondi sui fenomeni “così come sono”, ovvero senza inferenze ideologiche— è la più insidiosa delle balle ideologiche.
Questa premessa non può tuttavia giustificare che in questo campo tutte le tesi si equivalgano o addirittura che una fesseria abbia lo stesso valore di un’idea seria, fondata su analisi rigorose.
Le cose si complicano nel campo della moneta, di cosa essa sia, delle sue funzioni. Lo stesso mondo accademico, quello in estrema sintesi della classe dominante, è diviso in un florilegio di scuole e dottrine. La MMT, tanto per essere chiari, non nasconde questa sua adesione al polifonico schieramento borghese.

C'era una volta...

Non è che gli accademici della MMT ne facciano mistero. Ecco, ad esempio, quanto afferma il divulgatore Paolo Rossi Barnard, a cominciamento della sua fatica Il più grande crimine:

«E’ semplice da capire. Ci fu un giorno di non molti anni fa in cui finalmente, e dopo secoli di sangue versato e di immane impegno intellettuale, gli Stati abbracciarono due cose: la democrazia e la propria moneta sovrana moderna. Un connubio unico nella Storia, veramente mai prima esistito. Significava questo: che per la prima volta da sempre noi, tutti noi, avremmo potuto acquisire il controllo della ricchezza comune e stare bene, in economie socialmente benefiche e prospere. Ma questo non piacque a qualcuno, e fu la fine di quel sogno prima ancora che si avverasse».


Improvvisatosi chef Barnard ci serve qui il suo piatto forte. Ne viene fuori un pasticcio per niente appetitoso. Occorre tuttavia farsi forza, superare la ripulsa e assaggiarlo per comprendere quali siano gli ingredienti di cui è composto. Già al primo boccone ne risaltano tre.

 
     Paolo Rossi Barnard

1) Il primo è che il “connubio unico nella Storia, veramente mai prima esistito” tra democrazia e moneta sovrana avrebbe dato i natali al Paese di Cuccagna, del benessere e dell’abbondanza.

2) Qual’era questo Paese di Cuccagna? Ça va sans dire, si tratta dell’Occidente e, in primis, degli Stati Uniti. Barnard riferisce in particolare al "periodo d’oro" succeduto alla seconda guerra mondiale, al ciclo lungo di espansione economica che durò fino alla fine degli anni ’60.

3) Il terzo ingrediente è il complottismo. La trama del racconto barnardiano, salta agli occhi, è l’eterna lotta tra il bene e il male. Una trama puerilmente manichea, ma sempre efficace per persuadere l’opinione pubblica ingenua, tipo quella yankee per capirsi. Il bene, rappresentato dal modello sociale capitalistico emerso dalla vittoria americana nella seconda guerra mondiale, venne poi vinto dal male, dalla cospirazione di pochi plutocrati cattivi.

1) Anzitutto è falsa la premessa. Non è vero che democrazia e sovranità monetaria —due fattori che come sa ogni studente che abbia superato la soglia dell’insufficienza, c’erano già ai tempi dell’Atene periclea o della Repubblica romana— si siano accoppiati per la prima volta, grazie all’egemonia americana, solo nella seconda metà del secolo scorso. La storia non è evidentemente il forte di Barnard.
2) Ma soprattutto è falsa l’asserzione che la crescita economica e il benessere relativo conosciuti dal capitalismo Occidentale dopo la seconda guerra mondiale (il periodo del cosiddetto welfare state) siano stati principalmente causati dal connubio tra democrazia e sovranità monetaria —per la precisione, ma ci torneremo più avanti, dall’applicazione della politica economica keynesiana del deficit spending.
3) È infine francamente risibile addebitare la fine di quel ciclo lungo di espansione economica, precipitato nella devastante crisi della fine degli anni ’60-70, non a fattori macroeconomici, non a cause strutturali, alle contraddizioni congenite del modo capitalistico di produzione, bensì al complotto di una conventicola di plutocrati, che per l’occasione si sarebbero serviti della teoria monetarista di Milton Friedman.
Ma andiamo con ordine.

Il capitalismo e la leggenda della panacea keynesiana

La MMT, spogliata degli orpelli, non è che una versione sesquipedale della teoria economica keynesiana. Compresa l’essenza di quest’ultima avremo compreso dove vanno a parare i guru della MMT. La leggenda vuole che fu grazie alla cura proposta da Keynes che il capitalismo poté uscire dalla sua più grave crisi, quella del 1929. Ma questa è, appunto, solo una leggenda o, quantomeno solo una parte della verità.

La crisi esplosa nel 1929, che fu la più classica e marxiana crisi di sovrapproduzione, revocò in dubbio, assieme alla Legge di Say (in un’economia di mercato capitalistica si determina sempre un equilibrio tra produzione e domanda) l’idea che solo assecondando gli animal spirits del capitalismo si sarebbero avuti crescita e progresso. Quando nel 1936 Keynes pubblicò la sua Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, era chiaro non solo a lui, ma pure ai sassi, che per venir fuori dal marasma occorreva abbandonare il dogma liberista. A sei anni dal Martedì nero, il Pil degli Stati Uniti era sceso del 38%, la disoccupazione era ai massimi, la domanda di beni era crollata e quindi i prezzi, il capitale aveva cessato di investire.
Per uscire dalla Grande depressione e innescare un processo virtuoso di crescita, anzitutto dell’occupazione, Keynes sostenne che occorreva agire su due leve: incrementare la domanda aggregata (beni di consumo e servizi) e stimolare gli investimenti di capitale. Come? Attraverso un massiccio intervento del settore pubblico, anche in deficit spending, ovvero tramite politiche di deficit di bilancio, attraverso l’indebitamento pubblico il quale, a date condizioni, non avrebbe determinato l’aumento del tasso d’interesse e incoraggiato gli investimenti privati. In questo contesto per Keynes è decisiva la politica monetaria di governi e banche centrali, quindi fare leva sul tasso d’interesse: occorreva portarlo prossimo allo zero, aumentando l’offerta di moneta, immettendo massicce dosi di liquidità nel mercato, così che i capitalisti, non trovando conveniente tesaurizzare, sarebbero stati spinti all’investimento.

Perché è una leggenda che fu grazie a questa cura che il capitalismo occidentale uscì dalla Grande depressione? Per la semplice ragione che non ne uscì affatto. Per paradosso il solo esempio di applicazione radicale della ricetta keynesiana, fu la Germania nazista (altro che connubio democratico!), che debellò la disoccupazione e venne fuori dalla recessione grazie ad un ciclopico intervento pubblico, al deficit spending sì, ma finalizzato al riarmo su grande scala e al redde rationem bellico.

Per la verità non fu diversa la linea scelta dagli Stati Uniti d’America. Essi sì aumentarono la spesa pubblica ma anche loro, per finanziare la guerra: il 100% del Pil nel 1940. [vedi la tabella n.1]
 
  Tabella n.1 (clicca per ingrandire)

Quindi, se proprio di “connubio” si deve parlare, egregio Dottor Barnard, non è quello immaginario tra democrazia e sovranità monetaria, ma quello ben reale tra guerra e imperialismo, del riarmo su larga scala finalizzato alla conquista dei mercati mondiali finanziato dalla spesa pubblica.

La verità è infatti che il capitalismo occidentale uscì dalla Grande depressione iniziata il 1929 solo dopo la seconda guerra mondiale, dopo aver spinto le larghe masse nella più cupa miseria, ovvero, come argutamente sostenne Marx, il capitale esce dalle sue crisi cicliche e rilancia il processo di accumulazione, solo passando attraverso il letto di Procuste di distruzioni immani di forze produttive.

Solo a posteriori, solo quando la crisi toccò il fondo della guerra, dopo che, sconfitta la Germania e contestualmente costruita la Cortina di ferro che accerchiò l’Unione sovietica; solo dopo aver diversamente ripartito il succulento mercato mondiale sotto la schiacciante egemonia americana; solo a queste condizioni i governi occidentali, quello USA in primo luogo, adottarono politiche economiche di tipo (sottolineo di tipo) keynesiano.

La domanda, a questo punto, è la seguente: furono le ricette keynesiane la causa primaria del lungo ciclo espansivo postbellico? O furono altri i fattori determinanti? E’ vera la seconda risposta.

Bretton Woods e la sconfitta di Keynes

Non c’è dubbio che gli USA furono la locomotiva che trascinò dietro di sé le economie capitalistiche occidentali. Guardiamo quindi come gli Stati Uniti uscirono dalla guerra, cioè dalla crisi.
Essendo stati il paese la cui industria è stato il principale fornitore di armi dello schieramento vincente, la loro economia era la più prospera e dinamica. Il dollaro aveva definitivamente rimpiazzato la sterlina inglese come principale moneta di scambio mondiale. New York era diventata di gran lunga la principale piazza finanziaria globale. La loro bilancia dei pagamenti era in forte attivo. Gli Usa detenevano infine, nel 1944, riserve d’oro ingenti: 24 miliardi di dollari su un totale mondiale di 36. Essi erano oramai la banca centrale del mondo.

Se la Germania era in pezzi, la Gran Bretagna non stava messa meglio: essa aveva definitivamente perduto la sua supremazia, anche perché si era dissanguata per finanziare il suo sforzo bellico, a tutto vantaggio degli USA (che armarono sì gli inglesi ma in cambio di pagamenti rigorosamente in contante.

E’ in queste nuove condizioni che si aprì, il 1 luglio del 1944, la conferenza di Bretton Woods. Fedele suddito britannico, perfettamente consapevole della oramai matura supremazia americana e nel tentativo di contrastarla, Keynes, in coerenza con la sua idea della centralità assoluta della moneta, propose un piano per un nuovo ordine monetario internazionale, il cui cardine era la creazione di meccanismo di compensazione l’istituzione fondato su una nuova moneta di conto internazionale (il bancor) il cui valore sarebbe stato, seppure in maniera flessibile, agganciato all’oro. Era l’abbozzo di un’unione monetaria internazionale, che contemplava una parità stabile tra le diverse valute, un equilibrio delle bilance dei pagamenti, l’accesso al credito da parte dei paesi debitori per ristabilire eventuali rotture dell’equilibrio delle partite correnti.

Il piano di Keynes venne bocciato. Gli americani, forti della loro supremazia, e intenzionati a difenderla con le unghie e coi denti, ebbero facile gioco ad imporre il loro proprio piano, quello di White, e da cui nacque il Fondo monetario internazionale (Fmi). Di quale ordine economico avessero bisogno gli Stati Uniti non è difficile da comprendere: avevano un eccesso di capitali e liquidità che doveva andarsene, per valorizzarsi, liberamente a spasso per il mondo, quindi debellare ogni protezionismo; avevano bisogno di prestare quattrini (Piano Marshall tanto per dire) e dunque di regole stringenti per i creditori; avevano bisogno che si aprissero i mercati e che i capitali potessero liberamente circolare; avevano bisogno di impedire agli altri concorrenti le svalutazioni competitive. Avevano infine bisogno di cristallizzare il dollaro come reale moneta di conto per gli scambi internazionali.


Il ciclo espansivo post-bellico e la crisi

Che poi siano state le ricette keynesiane, ovvero l’uso taumaturgico del deficit spending e l’emissione monetaria ex nihilo le due cause primarie del lungo ciclo espansivo postbellico americano è smentito dall’evidenza empirica. Non appena finita la guerra, dopo il picco del periodo bellico, la spesa pubblica del governo federale degli Stati Uniti è scesa vorticosamente, per poi tenersi costante, mentre Pil e consumi sono pressoché quadruplicati [vedi tabella n.2].
 
                                                            Tabella n.2 (clicca per ingrandire)


Non c’è dunque alcun rapporto causale, analizzando l’economia americana (la quale, non dimentichiamolo, viene presa ad esempio dai guru della MMT), tra crescita e spesa pubblica, la quale ultima si impenna invece proprio negli anni ’80, in pieno periodo liberista-reaganiano [vedi tabella n.3].

                                                      Tabella n.3 (clicca per ingrandire)

Non stiamo dicendo che un uso determinato della spesa pubblica e della moneta non influiscano affatto sul ciclo economico, stiamo solo affermando che per quanto importanti non sono per niente i fattori primari a innescare e determinare il ciclo virtuoso dell’accumulazione capitalistica, da cui per i teorici della MMT scaturisce gioco forza, e anche questo è tutto da dimostrare, il benessere generale.

Si osservi la Tabella n.4. Essa mostra i miliardi di dollari immessi dalla Federal Reserve nel sistema economico americano nell’ultimo trentennio. Da 800 miliardi circolanti nel 2007 si è passati ai 2.800 attuali! Una conferma lampante della politica monetaria iper-espansiva adottata dalla Casa Bianca, ovvero tutto il contrario del monetarismo alla Friedman. Si potrebbe affermare che l’Amministrazione Obama e Ben Bernanke stanno seguendo proprio la ricetta proposta dai guru della MMT (ed infatti essi non la disdegnano, per proporla anzi con forza ai pesi europei).
 
                                                Tabella n.4 (clicca per ingrandire)

Che questa terapia di stampare dollari e titoli di stato a gogò e di deficit spending serva davvero a far uscire l’economia americana dalla crisi è tuttavia da dimostrare. Nonostante il fiume di liquidità e i tassi a zero il Pil ne ha risentito ben poco, la disoccupazione resta altissima, i poveri aumentano, gli investimenti ristagnano. Per diversi analisti una nuova recessione, più grave di quella del 2008-10 è alle porte, e l’overdose di liquidità culminerà in una nuova bolla finanziaria, peggiore di quella che portò al fallimento di Lehman Brothers. Col che la MMT andrà a farsi friggere.

Ben altre furono la cause primarie del ciclo espansivo post-bellico. Quali?

1) L’applicazione sistematica, sia nell’industria, nell’agricoltura e nei trasporti, delle rivoluzionarie scoperte tecniche e scientifiche del periodo bellico, con un aumento vorticoso della produttività del lavoro;

2) l’avvento della società de consumi, ovvero la produzione su larga scala di una messe di nuovi prodotti che andavano a soddisfare una congerie multiforme di nuovi bisogni;

3) la disponibilità di petrolio di materie prime a bassissimo costo grazie al saccheggio imperialistico dei paesi semicoloniali e a spese dell’ecosistema;

4) l’adesione (tranne poche eccezioni) del movimento operaio occidentale, americano anzitutto, al modello sociale consumistico-concertativo, il suo lento incapsulamento nel sistema imperialistico;

5) Anche la spesa pubblica ha avuto ovviamente un ruolo di stimolatore del ciclo economico ma, se è per questo, l’ha avuto anzitutto la spesa per il finanziamento del blocco militare-industriale e della ricerca scientifica finalizzata allo sviluppo di nuovi armamenti nella cornice della guerra fredda anticomunista.
                                      Non siamo ad Auschwitz, ma ai bordi dell'impero USA 

Il tutto per dire che l’encomio che la MMT e Barnard fanno di questo periodo è una generosa e americano-centrica apologia, non solo del capitalismo, ma della sua metastasi imperialistica a stelle e strisce. Se solo Barnard riuscisse a voltare lo sguardo, ad osservare quello che lui chiama periodo d’oro da un’altra angolatura, ad esempio da quella di un boliviano, di un congolese o di un palestinese, da quello insomma dei tre quindi dell’umanità che ha sputato sangue per assicurare il benessere dell’Occidente, giungerebbe a ben altro conclusioni.

mercoledì 8 febbraio 2012

Applicazione del comunismo e relazioni tra comunità nazionali ed internazionali




Uno dei punti deboli (o meglio assenti) dell'analisi marxiana è l'aver prospettato il comunismo come un semplice rovesciamento economico dei rapporti di produzione capitalistici. Da tale rovesciamento sarebbe scaturita da sé una società di liberi produttori cooperanti liberati dallo sfruttamento e dalle stesse strutture sociali che ne condizionavano l'agire.
In tal senso il comunismo marxiano è un comunismo che si realizza senza problematizzazioni politiche, giuridiche, istituzionali ed etiche. La polemica di Marx contro i tentativi puramente politici di rovesciare il capitalismo (polemica contro il socialismo utopistico) era fino ad una certa misura corretta e necessaria, poiché aveva la funzione di mostrare la debolezza di un'ideale politico che non si curava di cogliere le contraddizioni interne alla produzione capitalistica da cui potevano sorgere le condizioni oggettive per un passaggio al socialismo e poi al comunismo. Tuttavia questa corretta critica se diviene ipertrofica finisce per rendere il comunismo, nel senso marxiano, un comunismo iper-economico che prescinde dalla realizzazione etico-politica. Di qui l'utopia (scorretta a nostro avviso) dell'estinzione dello Stato e delle stesse strutture sistemiche (che hanno carattere permanente e non transitorio). Un'utopia che si è rovesciata, nel comunismo storico realizzato novecentesco, nel suo opposto (Stato invasivo, centralizzazione burocratica, collettivizzazione forzata etc etc).
La riflessione filosofica che invece è necessaria per sintetizzare lo strutturalismo marxiano con un fondamento universalista e umanista, è quella inerente al carattere ontologico della natura umana e, da ciò derivato,inerente al legame tra individuo e comunità, tra particolare e universale.
L'uomo è infatti un essere sociale e comunitario la cui singolarità è unita, seppur distinta, dalla comunità cui appartiene intesa come stratificazione di aggregati umani che vanno dalla famiglia di origine fino al genere umano, passando dalle comunità intermedie.
A partire da tale riflessione è possibile pensare al comunismo come società in cui si realizza la difficile e sempre incerta mediazione tra individuo e comunità.
Nel concreto il comunismo potrebbe configurare la sintesi tra: sul piano economico, una produzione collettiva-cooperativa e personale, con collettivizzazione dei mezzi di produzione maggiori, cooperativizzazione dei medi e piena accettazione della proprietà personale per ciò che riguarda i piccoli settori ad uso personale o micro-commerciale; sul piano etico-politico, la realizzazione di una società in cui le singole comunità intese nella loro stratificazione dimensionale (da quella più piccola a quella più grande) si interconnettono costituendo, entro uno Stato, quella che è la comunità politica. Ciò è possibile soltanto alla luce di una Metafisica sociale della relazione tra individuo e comunità che superi l'approccio liberale-individualista senza cadere in nessun modo in tentazioni organicistiche.
Per ciò che riguarda il rapporto tra Comunità nazionali (politiche), naturalmente, va detto che, la Comunità non è luogo esaustivo di realizzazione ultima dell'essere umano. L'Uomo, in quanto essere universale, è per natura teso ad universalizzare la propria esistenza ponendosi in contatto (ideale e non solo) con l'intero genere umano. In questo senso una Comunità politica non può configurarsi come comunità chiusa, ma avrà per forza di cose contatti e rapporti con le altre comunità, basati sul mutuo soccorso, la mutua solidarietà e la fratellanza basata sulla comune appartenenza alla famiglia umana. Naturalmente questa forma di universalismo forte potrà scontrarsi oggettivamente, di volta in volta, con il concetto di sovranità dei singoli Stati. Si tratta di un problema molto grande, che oggi, nel mondo capitalistico, si mostra in tutta la sua crudezza, dal momento che uno pseudo-universalismo astratto (orrendo) viene usato per ledere il sacrosanto principio di sovranità degli Stati e muovere loro guerre umanitarie devastanti. Anche in un ipotetico comunismo o socialismo internazionale, il problema della sovranità degli Stati resterà, pur se attenuato, un problema non banale. Solo un intelligente mediazione tra esigenze sovraniste (imprescindibili) ed esigenze universalistiche (anch'esse imprescindibili) può risolvere l'apparente antinomia tra universalismo e sovranità comunitaria.

giovedì 2 febbraio 2012

Russia, elezioni presidenziali: appello al popolo di Zyuganov







(Traduzione di A. Fais)


Compatrioti! Mi rivolgo a voi in quest’ora difficile per il Paese. Negli ultimi 20 anni, la Russia ha subito perdite enormi. Il Paese sta morendo. Non c’è angolo di essa dove i cittadini non sentano questo declino. Non c’è città senza aziende in rovina. Lo standard di vita della maggioranza dei cittadini è in calo. Il differenziale scientifico e tecnologico (con gli altri principali attori internazionali, ndt) è diventato dilagante. Stiamo perdendo un’occasione unica. Dobbiamo iniziare a salire più velocemente o andremo sempre più in basso. Il tempo richiede un cambiamento immediato.


Per il bene del paese

In tutto il mondo, il capitalismo riproduce continuamente povertà, conflitti e guerre, degrado culturale e problemi ambientali. Il suo sistema in bancarotta sta di nuovo conducendo il mondo in una crisi acuta, di cui il nostro Paese è diventato chiaramente una vittima.
Tenendo conto della gravità dei problemi io, Gennady Zjuganov, mi dichiaro pronto ad assumere la responsabilità per il destino della Russia. In occasione delle prossime elezioni presidenziali, garantisco che la formazione del nuovo governo sarà interamente basata sulla fiducia del popolo per professionisti patrioti. Costituiremo una coalizione che includa i rappresentanti di diversi partiti politici e non soltanto di uno. Il nuovo capo del governo non si impegnerà nella propaganda politica e nell’organizzazione della vita economica.
Il lavoro del potere esecutivo intero sarà subordinato a superare le cinque principali minacce incombono sulla Russia:
- Le forti disuguaglianze sociali;
- Disastro demografico;
- Il collasso economico, piantato sul ferro grezzo;
- Perdita di difesa;
- Il degrado spirituale e morale.
La squadra che agirà intorno al nuovo capo di Stato si occuperà di temi come:
- La sicurezza nazionale e personale – per i cittadini;
- Il passaggio dal declino economico per accelerare lo sviluppo;
- Superare la povertà e il degrado sociale;
- Rafforzare l’amicizia tra i popoli della Russia;
- Legalità, stato di diritto e diritti sociali.
Tutte le trasformazioni avverranno col consenso popolo e per il popolo.


Aggiornamento del sistema politico 

Nella mansione di capo di Stato, mi impegno a sottopormi all’approvazione da parte del popolo. Sarà mia intenzione garantire una reale uguaglianza dei popoli della Russia nel campo della pubblica amministrazione e nella redistribuzione dei beni dello Stato.
Nessuno potrà mai osar sfidare la volontà dei cittadini. Ho già messo in guardia le forze dell’ordine affinché indaghino su tutti i fatti di brogli verificatisi in occasione del voto nelle elezioni parlamentari. Ho intenzione di indire per il 1 ° dicembre 2012 nuove elezioni parlamentari anticipate. Insieme a deputati della Duma di Stato, ognuno di voi sarà in grado di partecipare alle elezioni dei nuovi membri del Consiglio della Federazione.
Vi garantisco un sistema di elezioni aperto e leale. La commissione elettorale in tutto il Paese sarà formata sulla base della rappresentanza delle parti che agiscono in Russia. Si vedrà un vero e proprio dibattito televisivo con la partecipazione obbligatoria di leader dei partiti politici e candidati presidenziali. Inaspriremo le pene per la falsificazione dei risultati elettorali.
Espandere le funzioni di autorità e di controllo del parlamento. Il mandato presidenziale è ridotto a 5 anni. Ogni cittadino russo può correre per la presidenza due volte e nulla più. E sarà introdotta una seconda figura come vice presidente, eletta assieme al presidente.
In vista del periodo che va da qui fino alla fine dell’anno, ho presentato alla Duma un progetto di legge sull’elezione diretta dei governatori. L’unico “filtro” per la loro elezione sarà il parere dei residenti locali in un concorso pubblico dei partiti politici e candidati per i programmi.
Nel corso dell’anno, la Russia agirà in una speciale legislazione anticorruzione.
Nel 2013 sarà una nuova legge sul referendum. Una vera opportunità per espandere il parere del popolo affinché eserciti direttamente il potere.
Dal 2014, il paese godrà di un sistema unificato di consigli locali, e verrà incontro alla richiesta di finanziamento del governo locale.
A partire dal 2015, i giudici popolari a livello locale saranno eletti dalla popolazione. Sarete in grado di influenzare il governo attraverso le organizzazioni della società civile e il controllo delle persone.


La sicurezza della Russia

Sotto la mia guida, la fiducia della gente comune porterà un nuovo corso. In conformità con la formula “tre + sette + cinque”, che comprenderà:
- TRE nuove direzioni in politica estera;
- SETTE nuovi settori in politica economica;
- CINQUE nuove strutture tra le priorità sociali.
Dopo la distruzione dell’Unione Sovietica, gli effetti nel resto del globo hanno prodotto nuove situazioni di rischio. C’è una nuova divisione del mondo – il sequestro delle risorse naturali e dei mercati con l’imposizione di regimi filo-occidentali. Gli Stati Uniti stanno combattendo numerose guerre di conquista. Il progetto di Washington del cosiddetto “Grande Medio Oriente” è solo una parte degli interi piani per la dominazione del mondo. Il nostro Paese ha bisogno di uno scudo contro ogni aggressione. Senza di essa, non possediamo le condizioni favorevoli per lo sviluppo sociale della Russia e per il benessere della sua popolazione.
E’ ormai chiaro che Mosca non ha sviluppato adeguate misure per contrastare la NATO. L’ultima vergogna è rappresentata dai compromessi della Russia in occasione dell’invasione atlantica della Libia. La ratifica del Trattato START III rappresenta soltanto una maschera per nascondere la corsa agli armamenti degli Stati Uniti. Il potenziale di difesa del nostro paese si disgrega rapidamente. Continuando la dispersione dei territori russi, abbiamo persino respinto il nostro fraterno alleato della Bielorussia.
Io ritengo estremamente importante ripristinare la sicurezza nazionale e garantire la sovranità della Russia. Per fare questo dovremo risolvere tre problemi.
1. Le nuove priorità della politica estera saranno focalizzata sulla creazione di relazioni più eque nel mondo, per ampliare il numero di alleati e partner abituali della Russia. Aumenteremo gli sforzi per rafforzare il ruolo delle Nazioni Unite e per assicurare l’approvazione di un mondo multipolare, limitando l’influenza della NATO. I nostri connazionali all’estero riceveranno protezione.
2. Creare una nuova Unione di popoli fratelli. Farò tutto il possibile per accelerare la convergenza dei Paesi che componevano l’Unione Sovietica. Dovremo formare un unico spazio economico che unisca Russia, Bielorussia, Ucraina e Kazakistan. Garantiremo la creazione di uno Stato dell’Unione unico per la Russia e per la Bielorussia.
3. Rafforzare la difesa nazionale. La fiducia nel governo di unità nazionale fiducia sta cessando anche a causa delle epurazioni di Serdyukov nei quadri dell’Esercito e della Marina. Riformeremo le forze armate e il complesso militar-industriale della Russia. Le famiglie degli ufficiali saranno fornite di abitazioni, scuole, asili e case della cultura.
Prometto a tutti voi fermamente una politica estera fondata sulla pace e sull’indipendenza della Russia, volta alla difesa del nostro Paese da qualsiasi minaccia esterna.


Politica economica

Durante gli anni della “perestrojka”, più di due terzi del potenziale industriale della Russia è andato in frantumi. Dal 1985, solo 416 industrie estrattive rimangono di proprietà nazionale. Di conseguenza, il profitto degli oligarchi è pari a 400 volte più di quello che il nostro paese ricava dallo sfruttamento delle risorse naturali.
E’ tempo di migliorare decisamente la situazione. Per creare una crescita economica al posto dell’”economia di pozzi”, risolveremo i sette compiti compiti che ci siamo prestabiliti.

1. Nazionalizzazione.

Ripubblicazione di nuovi codici delle terre, delle foreste e delle fonti idriche, e della legge sul sottosuolo. Si consoliderà la proprietà pubblica delle risorse naturali. Il piano di nazionalizzazione interesserebbe petrolio, gas, banche, energia, aeronautica, trasporto ferroviario. Garantirà allo Stato consistenti risorse finanziarie. Le entrate in bilancio nelle casse del Paese potranno essere addirittura raddoppiate. A potremo disporre di fondi per la ripresa economica e per risolvere i problemi sociali.
Insisto: trasferire allo Stato tutti i beni del Paese in sequenza non ha senso. Soprattutto, non stiamo parlando di appartamenti o abitazioni private nelle aree suburbane, e di altri beni personali. La nazionalizzazione inciderebbe solo su una ristretta cerchia di persone. Allo stesso tempo, a coloro che hanno avviato un’attività imprenditoriale negli anni Novanta, ma che poi hanno investito nello sviluppo del prodotto, offriremo un indennizzo decente. Siamo pronti a lavorare con queste persone, in qualità di professionisti, e ad invitarli a partecipare a progetti interessanti, in qualità di imprenditori. Il nostro gruppo è pronto al dialogo e al compromesso ragionevole, tuttavia non saremo mai disposti a soddisfare i capricci degli oligarchi.
Io vi garantisco che dalla nazionalizzazione trarrà vantaggio più o meno il 99% della popolazione, comprese le piccole e medie imprese. Vedrete come improvvisamente si imporrà uno stop alla crescita delle tariffe del gas e dell’elettricità, sia per quanto riguarda i consumi, sia per quanto riguarda i traposrti, come si fermerà l’aumento dei prezzi di carbone, olio e lubrificanti. Con questo progetto scenderà il prezzo dei beni alimentari e altri ancora.

2. Nuova industrializzazione.

Agiremo in virtù del principio: “Modernizzazione senza fermarsi”. Nel periodo dal 2013 al 2016, gli investimenti pubblici nell’industria aumenteranno di almeno 20 miliardi di rubli. Realizzeremo un piano di industrializzazione basato sulle più recenti conquiste del progresso scientifico e tecnologico. Verrà ricreato il sistema di Unified Energy.

3. La rinascita della campagna russa.Putin,

Noi vogliamo inoltre ripristinare la sicurezza alimentare del Paese. Creeremo un Fondo per lo Sviluppo dell’agricoltura al quale saranno riservati capitali pari al 10-15% della spesa di bilancio dello Stato. Il Governo garantirà la creazione di grandi aziende agricole collettive, dotando gli agricoltori delle strumentazioni tecniche più avanzate in tema, in modo da abbattere e risolvere le differenze di prezzo . Nelle zone rurali saranno immediatamente riattivati istituzioni culturali, scuole, asili, ospedali e cliniche. Vogliamo garantiamo la distribuzione completa di gas in ogni villaggio.

4. Cambiamento di politica fiscale.

Oggi, il potere finanziario impoverisce l’economia, rispedendo petrodollari all’estero come un “gruzzolo” per sé e per i suoi banchieri. La nostra politica monetaria e fiscale, così come il controllo del prezzi e delle tariffe garantiscono il supporto di produttori nazionali e comuni.
La base del sistema bancario russo sarebbe costituita da banche statali, tra cui Vneshtorgbank, Sberbank, Construction Bank, Selkhozbank. Esse forniranno un uso razionale delle risorse finanziarie del Paese e un’efficace circolazione del denaro. Sopravviveranno le banche commerciali, attraverso le quali è possibile stimolare lo sviluppo economico e sociale. Sarà introdotto un limite alla speculazione, che sta soffocando l’economia coi suoi tassi di interesse eccessivamente alti sui crediti.

5. Revisione del sistema fiscale.

Le tasse per il settore reale dell’economia diminuiranno. I vantaggi significativi saranno quelli legati alla produzione, in modo da impegnare risorse per le attività di ricerca e sviluppo.
Introdurremo una tassa progressiva sul reddito, che frutterà al bilancio circa due miliardi di rubli all’anno. Saranno esentati dal pagamento di questa tassa tutti i redditi inferiori a 12.000 rubli al mese per ogni membro della famiglia.

6. Lo sviluppo accelerato della scienza.

Oggi la quota di prodotti high-tech nei volumi delle esportazioni russe è scesa già intorno allo 0,5%. In Germania e in Giappone ha superato il 30%, e negli Stati Uniti ha raggiunto il 40%. Per rimediare a questa situazione vergognosa, dobbiamo raddoppiare il finanziamento dell’economia domestica nel 2014. Sosterremo il rilancio del Paese attraverso la costruzioni di centri di ricerca sul modello delle vecchie città sovietiche della scienza. Garantieremo a tutti gli scienziati una paga decente, e a tutti i giovani e promettenti ricercatori forniremo alloggi e altri supporti. Le borse di studio agli studenti laureati e dottorandi aumenteranno di quattro volte.
La scienza russa è sempre stata attivamente coinvolta nell’attività politica. Il presidente e il governo prenderanno decisioni chiave in tali aspetti, solo dopo l’approvazione da parte del Consiglio Supremo degli scienziati e dei tecnici.

7. Realizzazione di “La conquista dello spazio”.

Gli Investimenti nel settore aeronautico russo raddoppieranno nel 2013. Consolideremo le compagnie aeree, creando un sistema aereo regionale moderno, e adotteremo misure per garantire la sicurezza. Particolare attenzione sarà rivolta alla costruzione di nuove autostrade. Rafforzeremo il programma di sviluppo della navigazione e del trasporto fluviale. Garantiremo agevolazioni negli spostamenti interni, regolamentando le tariffe per il trasporto.


Nei primi tre anni di governo l’industria nazionale e l’agricoltura richiederanno investimenti. Ma quando avremo fondi a disposzione la crescita economica ci consentirà di disporre di entrate più affidabili. Ciò consentirebbe programmi sociali su larga scala.


Politica sociale e cultura nazionale

Sin da quando dovessi assumere l’incarico di presidente della Russia, garantirò a tutti i russi una politica unitaria sociale e l’accesso alla cultura in tutto il Paese. Un compito fondamentale del governo è quello di rapportarsi alla persona. Eleveremo gli standard di protezione sociale, a prescindere dal livello di reddito dei bilanci regionali e locali. La Russia diventerà un Paese senza “boschi”. Punteremo tutto sull’unità della politica sociale e sul consolidamento dell’amicizia tra i popoli dello Stato. Ogni manifestazione di russofobia e qualsiasi tentativo di incitare all’odio etnico saranno fermamente soppressi.



1. Società giusta per eliminare ogni tipo di “giungla sociale”.

Ci vorrà un nuovo codice del lavoro per difendere i diritti di tutti i lavoratori. I lavoratori dovranno ricevere salari dignitosi e godere di condizioni dignitose di lavoro, di riposo e di pausa, per aumentare il livello educativo e culturale. Durante l’anno avvieremo una revisione di tutte le leggi antipopolari imposte al paese da Russia Unita. Su tutte, la legge federale numero 83, relativa alla commercializzazione dei servizi sociali. La nuova normativa amplierà la rete di istituzioni sociali, rafforzando la tutela della maternità e dell’infanzia, e introducendo ulteriori misure di sostegno agli anziani e ai disabili. Verrà assegnato uno status speciale di “bambini della guerra”.
Entro la fine del 2013 la pensione media in Russia aumenterà di 2 volte almeno. Ognuno di voi sarà dotato di un alloggio decente. Le famiglie con basso reddito lo otterranno gratuitamente. Tutti gli altri disporranno di un mutuo con un tasso non superiore al 5% annuo. Queste entrate consentiranno di avviare un vasto programma di ristrutturazione e reinsediamento delle abitazioni più vecchie e fatiscenti. Lo Stato sosterrà attivamente l’assegnazione di ogni singolo edificio, assegnando terreni edificabili a titolo gratuito.
Il codice abitativo restituirà le infrastrutture e i servizi pubblici allo Stato. Le società operative saranno statali o municipali. L’autorità sarà responsabile per la riparazione di comunicazioni, tetti, scantinati e portici dei condomini. Calore ed elettricità a buon mercato arriveranno in ogni casa. Il pagamento per l’alloggio e i servizi comunali non supererà il 10% del reddito familiare.

2. I bambini e i giovani ricevono sostegno da parte dello Stato.

Ai giovani noi possiamo garantire: una vera e propria istruzione gratuita, posti di lavoro nel loro campo di studio, un alloggio gratuito per le giovani famiglie.
Per due anni ci ritroveremo con un deficit di posti in asili nido. Per le famiglie numerose inizierà ad operare un sistema sviluppato di benefici. Espanderemo un programma di vacanza-scuola per i bambini. Lo Stato sosterrà attivamente bambini dotati, giovani inventori, scienziati, autori di progetti promettenti. Apriremo nuove associazioni sportive, circoli d’arte e studi, centri turistici. Verrà data ogni possibile assistenza ai bambini e alle associazioni giovanili.

3. Un’istruzione di qualità dovrebbe essere accessibile a tutti.

Restituiremo al popolo la più grande conquista del potere sovietico, cioè l’istruzione gratuita universale. La spesa pubblica su di essa crescerà dal 4% sino al 8-10% del PIL. Il lavoro del docente sarà adeguatamente retribuito, e il suo prestigio ne trarrà giovamento.
A tutti gli alunni saranno forniti pasti caldi. Le borse di studio aumenteranno, aumenterà il numero di destinatari. Le spese per questi scopi dal 1 ° settembre 2012 saranno raddoppiate, dopo di che le dimensioni delle borse saranno indicizzate annualmente.

4. La salute della nazione sarà rafforzata.

Sarete in grado di ricevere tutte le cure mediche di qualità gratuitamente. Le cliniche private diverranno solo uno strumento di supplemento di un vero e proprio sistema sanitario pubblico. Saranno forniti: prevenzione completa della malattia, la disponibilità di trattamenti termali, una grande promozione di stili di vita sani.
Entro il 2014, lo stipendio medio nel settore sanitario sarà superiore alla media nazionale odierna. La somma forfettaria per i benefici di ogni neonato, sarà di 50.000 rubli a partire dal 1° Gennaio 2013. L’assegno per figli mensile sarà coerente con il costo reale della vita. Entro il 2015, i servizi di piena salute materna e infantile, assistenza prenatale e di cura in consegna saranno ripristinati.

5. Assicurare il progresso culturale e l’unità spirituale del Paese.

Lo Stato proteggerà i valori spirituali e le tradizioni nazionali di tutti i popoli della Russia. Alla fine del 2012 sarà pubblicata una legge “Sulla cultura”. Entro tre anni, la spesa in questo settore sarà raddoppiata. Rafforzeremo la conservazione dei monumenti culturali. Siamo fermamente convinti della necessità di difendere la nostra storia dalle intrusioni di coloro che denigrano tutte le conquiste delle generazioni precedenti. Aumenteremo il livello intellettuale e spirituale della televisione nazionale. Sarete liberi dalla pubblicità invadente. Promuoveremo un vasto programma per la tutela della lingua e della cultura russa e delle tradizioni di tutti i popoli della Russia. Con i sindacati creativi ci saranno ampie opportunità per l’attività di cultura.


Sono convinto che sei anni di presidenza rappresentino un momento essenziale. Durante questo periodo, è possibile cambiare le cose in meglio per gettare le basi verso lo sviluppo accelerato della Russia. Il mio impegno reale per voi è tutto in questo insieme di idee, che sono speigate in modo dettagliato nel programma elettorale a lungo termine del Partito Comunista. Il mio gruppo politico è fiducioso nelle proprie capacità. Una volta al potere, faremo ripulire il sistema elettorale basato sul terrore dell’informazioni, sulle sporche manipolazioni e sull’onnipotenza del denaro. La volontà del popolo dissolverà l’oppressione di questi funzionari governativi.

da Stato & Potenza