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mercoledì 11 gennaio 2012

Più Europa o meno Europa? Meno Europa, e perché.




di Costanzo Preve






1. Il progetto di un'Europa politicamente e culturalmente unita è, in quanto tale, qualcosa di nobile. Esso trova le sue radici in una lunga storia, in cui peraltro le discontinuità ed i conflitti sono almeno altrettanto grandi della continuità e dell'affinità. Il discorso culturali visti con sulle cosiddette "radici comuni" dell'Europa è molto diffuso, ma a seconda dei punti di vista diventa un gioco di aggiunte e di esclusioni. I credenti insistono sulle "radici cristiane" dell'Europa, mentre i laici cercano di toglierle in tutti i modi, ed insistono invece su temi a loro cari, come la rivoluzione scientifica e l'illuminismo. Dal momento che non sono per ora di moda nel difficile mondo dei ceti intellettuali politicamente corretti, Hegel e Marx sono però esclusi, in quanto sono ancora scritti sulla "lavagna dei cattivi".


Le generazioni trainanti dell'unificazione politica dell'Europa sono state soprattutto due. La prima è composta da coloro che hanno vissuto il trauma della prima guerra mondiale, e sono ormai tutti defunti (Adenauer, De Gasperi, Schumann, eccetera). La seconda è composta da coloro, oggi ormai quasi centenari, che hanno vissuto il trauma della seconda guerra mondiale (il tedesco Schmidt, l'italiano Ciampi, eccetera). E’ allora del tutto chiaro il loro movente psicologico, che possiamo tranquillamente riconoscere come nobile: mai più il macello sanguinoso della prima guerra mondiale! Mai più il macello sanguinoso della seconda guerra mondiale! Pace ed unità fra i popoli europei!


E tuttavia, anche la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni. L'aver cancellato Hegel e Marx come padri filosofici dell'Europa comporta anche la cancellazione della dialettica storica, e la sua sostituzione con l'innocuo moralismo kantiano e con le buone intenzioni retoriche.


In questa fine del 2011 i nodi sono giunti al pettine. L'unificazione economica europea è stata un atto di irresponsabile avventurismo storico. E allora non intestardiamoci nell'errore. Facciamo un passo indietro, finché siamo ancora in tempo.






2. In primo luogo, l'Europa non è un popolo o una nazione. Non esiste una nazione europea. Non esiste un popolo europeo. Chi prende in giro la bossiana Padania, dicendo che non esiste, ha effettivamente ragione (e anche io penso che la Padania non esista, già il Veneto ed il Friuli esistono molto di più), ma ha poi torto se pensa che invece l'Europa esista. Per dirla con Metternich, l'Europa è solo un'espressione geografica. L'Italia invece non lo è.


Un progetto politico, anche nobile, non può costituire una nazione. Ci vuole il consenso dal basso dei suoi cittadini. L'esempio della Bosnia dovrebbe insegnare qualcosa, se si volesse ancora imparare, e non fossimo nelle mani di manipolatori mediatici e di bombardatori Nato, con i loro vergognosi finti magistrati dell'Aia. I serbi e i croati non volevano stare insieme, e i musulmani da soli non potevano obbligarli. Un esempio contrario è la Svizzera, che infatti è un'unica nazione multiculturale. I ticinesi non sono stati costretti a stare con i tedeschi ed i francesi in una grottesca "elezione maggioritaria", ma sono in stragrande maggioranza d'accordo a starci insieme. E potremmo fare molti altri esempi.


Paradossalmente, il solo che ha parlato di "Europa nazione" è stato il nazionalsocialista belga Jean Thiriart. Chiedetelo ai miei due amici Franco Cardini e Claudio Mutti, che da giovani ci hanno creduto. Ma il progetto era semplicemente politico, e non aveva vere radici nazionali. In un primo momento, si trattava di sbattere fuori dall'Europa sia gli Usa che l'Urss. In un secondo momento, suicidatasi l'Urss a causa del nichilismo antropologico dei "comunisti", si trattava solo di sbattere fuori gli Usa (si tratta del progetto eurasiatico, che peraltro io condivido nel suo aspetto geopolitico). Ma, ancora una volta, le nazioni non si possono inventare.


Paradossalmente, da circa trent'anni il ceto universitario ha scoperto che le nazioni non esistono, che sono state inventate in epoca romantica da poeti e scrittori, e che sono semplici "comunità immaginarie". Naturalmente, non è affatto vero. Le nazioni esistono, i popoli esistono, e soltanto le oligarchie finanziarie ed i loro intellettuali asserviti vorrebbero distruggerle. Non dimentichiamoci mai che, secondo la corretta impostazione di Bourdieu, gli intellettuali come gruppo sociale sono un gruppo dominato interno alla classe dominante. Gli intellettuali universitari hanno un guinzaglio lungo, perché devono dare l'impressione di essere liberi opinatori, certo molto più lungo di poliziotti, militari, diplomatici, eccetera, ma hanno sempre un guinzaglio, anche se lungo. Se il gruppo dominante della classe dominante, e cioè le oligarchie finanziarie globalizzate a guida imperialistica Usa, decidono che si deve archiviare lo Stato nazionale sovrano sulla moneta, è solo questione di tempo perché i pagliacci del circo universitario "scoprano" che le nazioni sono solo "comunità immaginarie".


Ma ovviamente non è così. Le nazioni ed i popoli non si clonano dall'alto con una decisione economica. Nessuna Bce e nessuna giunta tecnocratica Monti potrà mai farlo.






3. Inoltre, il continente europeo è occupato da basi militari Usa, dotate di armamento nucleare, a quasi settant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Non ci può essere democrazia ad Atene con una guarnigione spartana insediata stabilmente sull'Acropoli. Non ci può essere democrazia in Europa con le decisioni strategiche di politica internazionale prese in un diverso continente. La strategia imperiale Usa decide sovranamente di invadere l'Afghanistan, e gli europei sono tenuti a mandarci i loro soldati, per di più pagando le spese. Gli Usa decidono di aggredire la Serbia (1999), la Libia (2011), di tenere sotto pressione il Libano, la Siria, l'Iran, eccetera, ed i pagliacci europei seguono.


Per il circo mediatico e la corporazione universitaria questo non è un problema, e le basi nucleari Usa sono di fatto invisibili. Ma il fatto che siano invisibili per questi corrotti non significa che siano inesistenti, e questo sarebbe un bel problema per la corrente filosofica dei cosiddetti "nuovi realisti" (new realists), se per questi paludati pagliacci il "realismo", e cioè la realtà esterna esistente oggettivamente, non si limitasse al cosiddetto "populismo mediatico" di Berlusconi e della sua corte di sicofanti e puttane.


Eppure, si vorrebbe fare l'Europa senza sovranità geopolitica. Ipocritamente ci prendono in giro dicendoci che, una volta fatta l'Europa, potremo contare di più anche rispetto agli Usa. Sfacciati mentitori! Il congedare le basi Usa in Europa non può essere l’esito finale di un processo, ma solo un presupposto per poter parlare di sovranità europea. Un bambino lo capirebbe, purché non imbonito e corrotto da giornalisti, opinionisti superpagati e professori universitari boriosi.


Ad un'espressione geografica che non era né un popolo né una nazione, e che per di più è occupata da basi militari straniere, si è voluto imporre una unificazione economica avventuristica. Fermiamoci prima che sia troppo tardi.






4. Molti degli oligarchi si sono accorti che l'Europa economica non può funzionare. Il gioielliere Bulgari (cfr. Repubblica, 6/12/2011) scrive che "la ricetta oggi non è tanto come salvare l'euro, ma come salvarci dall'euro". Non si poteva dire meglio, ma lo scandalo è che debbano essere gli oligarchi a dirlo, perché la "sinistra" degenerata è passata dal culto del socialismo sovietico al culto dei "grandi insiemi commerciali" globalizzati (e questo tutta la sinistra, e non solo certo Bersani, Napolitano e Veltroni, ma anche Vendola, Ferrero e Diliberto, ansiosi di tornare in un parlamento commissionato e svuotato di ogni sovranità ). Il santone degli economisti Joseph Stilglitz è ancora più chiaro di Bulgari: "gli economisti su entrambe le sponde dell'Atlantico non discutono più se l'euro sopravviverà, ma come far sì che il suo crollo provochi il minor sconquasso possibile" (cfr. Repubblica, 7/12/2011). Faccio notare che queste due sentenze oracolari dell'oligarchia (Bulgari e Stilglitz) sono state entrambe pubblicate da un quotidiano che nelle altre pagine urla che per salvare l'euro gli italiani sono chiamati a fare sacrifici terribili in termini di welfare ed età pensionabile.


È spiegabile questa palese schizofrenia, che fa a pugni con quella logica formale (le opposizioni reali senza contraddizione) che gli intellettuali dell'oligarchia contrappongono virtuosamente alla maledetta logica dialettica (con contraddizioni) di Hegel e Marx?


Io credo di sì, e cercherò di spiegare perché.






5. Noi siamo dominati da una oligarchia completamente fuori controllo. E fuori controllo perché si è sottomessa volontariamente, per avidità e rancore verso la plebaglia pezzente e le sue richieste di welfare e benessere, ad un meccanismo anonimo ed impersonale di accumulazione incontrollata del capitale finanziario. Nell'ultimo trentennio essa ha saputo incorporare nelle sue tecniche di dominio vecchi rappresentanti politici della plebaglia pezzente, esperti in manipolazione, demagogia e gestione della storica babbionaggine dei subordinati trinariciuti (in Italia curiosamente definiti "comunisti", sit venia verbo). Essa ha incorporato sia il circo mediatico, in particolare televisivo, sia il circo intellettuale, in particolare universitario. Essa ha metabolizzato le vecchie identità di destra e sinistra in una nuova metamorfica identità, il Politicamente Corretto, nuovo conformismo sociale flessibile (culto religioso della Shoah ad espiazione perpetua, americanismo mimetico di schiavi e proconsoli vari, diritti umani a bombardamento incorporato, liberalizzazione del costume, confinamento della religione ad assistenza di drogati, malati, poveracci e al pentimento di ripugnanti assassini, vedi il caso Erica di Novi Ligure, colpevolizzazione delle masse politicamente scorrette come leghisti, fascisti, nazisti, eccetera). Il mercenariato "comunista" (preferisco chiamarlo scandalosamente così piuttosto che esorcizzare l'orrore con il rassicurante e deviante termine di ex-comunisti) è stato un esempio di quello che i teorici delle élites (Mosca, Pareto e Michels, ma particolarmente Pareto) hanno a suo tempo definito come un processo di circolazione e di rinnovamento delle élites stesse.






6. Questi figuri ci porteranno nel baratro non tanto perché siano soggettivamente malvagi (anche se in molti casi lo sono), ma perché si sono consegnati mani e piedi ad un meccanismo riproduttivo fuori controllo, una religione idolatrica di economisti che ha sostituito la vecchia religione artigianale monoteistica di preti, pretini, pretori, pastori, rabbini, ulema, bonzi, stregoni sioux, oggi convocati spesso in riunioni di babbioni salmodianti, non si sa se più ipocriti o cretini (o tutti e due).


Quest'Europa, quindi, è fuori controllo. A scadenza storica, passati i tempi nervosi dell'attualità politica, l'euro sarà servito alle oligarchie a distruggere 150 anni di risultati, sia pure modesti e miseri, di riformismo socialista e "borghese". Gramsci non avrebbe mai potuto immaginare che questo sarebbe stato fatto, in un'inedita combinazione di tragedia, commedia e dramma satiresco, con la collaborazione attiva di alcuni mostri da lui stesso evocati, come D'Alema e Napolitano. Ma chi conosce la storia di Frankenstein non dovrebbe stupirsi.


Soltanto la dialettica, hegeliana e poi marxiana, può spiegare questo processo. Per questo la dialettica è esorcizzata, sia in alto (i sofisticati intellettuali) sia in basso (la plebaglia ansiosa di linciare prima Craxi e poi Berlusconi). Ma forse la giunta Monti, arrivata al potere con un vero golpe freddo (la minaccia al Berlusca di far fuori le sue aziende in borsa) innescherà un processo di ripensamento. Non ci spero molto, perché conosco la stupidità dei miei polli. Ma cerchiamo di crederci.

lunedì 31 ottobre 2011

LA CARICA DEL RINOCERONTE




di Costanzo Preve

 
Non ho mai lavorato come “cacciatore bianco” in Africa, ma ho visto abbastanza film e letto abbastanza libri per sapere che quando un rinoceronte carica la sua carica non può essere arrestata in alcun modo, per cui o ci si toglie dalla sua traiettoria o ti travolge inesorabilmente. Il popolo italiano (ripeto, il popolo italiano nel suo insieme, non solo le sue classi più svantaggiate o la sola classe operaia) è di fronte a una vera e propria carica di un rinoceronte, il commissariamento europeo per conto degli interessi strategici della riproduzione complessiva del capitalismo finanziario globalizzato. O riesce a togliersi collettivamente e comunitariamente dalla sua traiettoria o ne verrà inevitabilmente travolto.
C’è consapevolezza di questo, al di là di piccoli gruppi politici e intellettuali non solo non rappresentati in parlamento, ma non rappresentati neppure nelle nicchie elettorali e giornalistiche della cosiddetta “sinistra extraparlamentare”? Ma neppure per sogno! Se potessi, non vorrei affatto occuparmi di queste cose, ma dedicare gli anni di vita che mi rimangono a occuparmi di filosofia, e solo di filosofia. Purtroppo, ho preso da giovane il “viziaccio” dell’intervento politico, e allora farò alcune osservazioni politiche di “congiuntura”.


1. I sorrisini di Merkel e di Sarkozy e il coro di risate del giornalismo internazionale sull’Italia di Berlusconi (giornalisti niente affatto “comunisti”, come direbbe Berlusconi, ma embedded dalle oligarchie capitalistiche finanziarie globalizzate) hanno sancito plasticamente il totale commissariamento economico dell’Italia. Le opposizioni PD e terzo polo se ne compiacciono, perché il loro orizzonte strategico è inesistente, e quello tattico è limitato allo “scarico” di Berlusconi.
Con il termine “sviluppo” è passato che l’idea dello sviluppo abbia come presupposti l’aumento dell’età pensionabile (per ora 65 anni, ma in realtà ben presto 67 e addirittura 70), la liberalizzazione delle professioni, la privatizzazione di tutto ciò che è privatizzabile (per ora solo l’acqua, ma arriverà anche l’aria, eccetera). Gli eventuali colpi di coda di Bossi o del “cerchio magico” non sono che folklore padano, il tentativo di fermare la carica del rinoceronte sventolando fazzoletti e bandierine. E’ bene allora cercare di ragionare sul “medio periodo”, e fare alcuni ipotesi.


2. Prima ipotesi. Si conferma l’ipotesi per la quale Berlusconi non sarà rovesciato da magistrati, dipietristi urlanti e sostenitori di leggi speciali, poeti pugliesi sognanti, scandali sessuali, conflitti di interesse, eccetera, e cioè dalle stupidaggini che ci hanno imbonito per un ventennio, ma per il fatto che la macelleria sociale è incompatibile con il metodo delle maggioranze elettorali, e deve avvenire per ricatto, ultimatum e commissariamento. Berlusconi sarà laido finché si vuole (e infatti lo è), ma in definitiva per governare deve essere eletto. Ora, nessuno può essere eletto e nello stesso tempo distruggere la propria base elettorale, sia quella economica che quella ideologico-simbolica. La compatibilità della riproduzione non tanto del capitale in generale, ma di questo specifico capitale finanziario globalizzato neoliberale non possono passare attraverso l’assenso elettorale volontario, ma solo attraverso ultimatum stranieri (lettera Draghi-Trichet, eccetera).
Naturalmente, il circo anti-berlusconiano non può permettere che una simile presa di coscienza superi i limiti ristrettissimi di alcuni osservatori politicamente e militarmente impotenti. L’attenzione delle plebi babbionizzate e manipolate deve essere portata sulle puttane e puttanelle, sulle ruberie della casta, sui faccendieri più luridi e pittoreschi, eccetera. E ciò che è più triste è che queste strategie di diversione sembrano riuscire, e anzi do per scontato che nel breve e forse anche nel medio periodo riescano molto bene.


3. Seconda ipotesi. Non posso sapere se il prossimo governo risulterà da un colpo di stato “tecnico” o da vere e proprie elezioni, e neppure se sarà possibile o meno un’alleanza di coalizione fra Bersani e Casini; a occhio e croce credo di sì, ma non si sa mai. In realtà non m’importa molto, e non certo perché “non sono un bravo cittadino”, pensoso delle “sorti della Repubblica” (intesa come stato e/o come giornale), ma perché in ogni caso la carica del rinoceronte non può essere arrestata da chi non si toglie dalla sua traiettoria, che si chiami Fini, Rutelli, Casini, Bersani, Veltroni, Di Pietro, Vendola, Camusso, Landini, Ferrero o Diliberto.
Occuparsi di politica parlamentare o governativa ha infatti soltanto senso nella misura in cui questa politica è almeno in parte sovrana, non se la sovranità è limitata a fenomeni di costume, tipo il matrimonio gay. E questo del tutto indipendentemente da cosa ne pensiamo in termini culturali complessivi.


4. Tutti coloro che propongono di votare l’attuale opposizione (non faccio qui distinzioni fra i “grossi”, Bersani, Di Pietro e Vendola, e i “piccoli” ansiosi di essere presi a bordo, Diliberto, Ferrero e Vinci) hanno dalla loro un solo argomento razionale, che Vinci ha avuto il merito di esplicitare in un intervento sul “Manifesto” di polemica con lo stesso Ferrero. In breve, si afferma che il nuovo governo non potrebbe in alcun modo continuare sulla linea di massacro e macelleria sociale , e bisogna consapevolmente “scommettere” (in senso pascaliano, e cioè di scommessa razionale) sul fatto che non proseguirebbe la macelleria sociale.
Ci si può chiedere: in base a cosa si può pensare che non lo farebbe? Si può rispondere in molti modi. Primo, non lo farebbe perché avrebbe la “autorevolezza” di contrattare con i poteri internazionali (BCE, FMI, governi tedesco, francese, eccetera) condizioni migliori, laddove lo sputtanato Berlusconi (che definì telefonicamente la Merkel una “culona intrombabile”) non potrebbe farlo. Secondo, perché sarebbero i suoi stessi elettori e i loro movimenti organizzati, in primo luogo i sindacati, a impedirglielo, anche se per caso i “politici” lo volessero. Oppure per una combinazione dei due elementi e dei due fattori.
Bisogna prendere molto sul serio questa argomentazione, soprattutto se non ci si crede, come è il mio caso. Se essa infatti fosse corretta e metodologicamente non lo si può escludere, allora i vari astensionisti e non-votanti avrebbero torto, e i vari Diliberto, Ferrero, Giacché, Vinci, eccetera, avrebbero ragione. Anzi, avrebbe addirittura più ragione Vinci di Ferrero, che afferma che si può addirittura entrare in un governo di coalizione di centro-sinistra, per poter “contare” ancora di più. Che cosa rispondere?


5. Se la politica economica europea non fosse eterodiretta dalla più complessiva riproduzione del capitalismo finanziario globale (vedere in proposito l’eccellente e recente Enigma del Capitale di David Harvey) allora Diliberto, Ferrero, Giacché e Vinci avrebbero ragione, o almeno in parte ragione. In caso contrario hanno torto, e proseguono nella linea politica suicida del portare acqua al mulino del re di Prussia. Un governo di sinistra, o di centro-sinistra sarebbe altrettanto commissionato di quello di Berlusconi, e sarebbe unicamente un commissionamento senza escort e conflitti di interesse, cose prive di interesse per i pensionati e i giovani senza lavoro che sono stati e che sono state artificialmente gonfiate a forza dalla strategia babbionizzante di “Repubblica” e del “Manifesto”.




6. Che fare? Non lo so. Non sono mica Marx o Lenin!!! A me basta e avanza essere preso sul serio e letto come filosofo, non certo come politico dilettante da bar dei pensionati. Ma in prima battuta credo che non ne usciremo senza porre almeno il problema dell’uscita dall’euro, del ristabilimento di una moneta nazionale, di una uscita dall’organizzazione criminale NATO, di un riorientamento geopolitico strategico, e della rinegoziazione radicale del debito.
Si dirà: ma sei matto! Ma non sai che non ci sono le condizioni, non solo a breve termine, ma anche a medio termine? Ora, si fa poco onore alla mia scarsa intelligenza politica se mi si considera talmente cretino e talmente “sulle nuvole” (come si sa, i filosofi abitano sulle nuvole, come i piccioni) da non saperlo. Ma appunto perché lo so, rivendico il vecchio diritto di ogni pensatore, quello di porre problemi strategici e non solo soluzioni tattiche.
Non faccio parte per mia fortuna del jet-set degli intellettuali di sinistra con accesso ai media politicamente corretti. Ma per ragioni biografiche conosco bene il greco moderno, e posso fare citazioni di prima mano da riviste di cui sono anche membro della redazione, come il settimanale greco “Sinistra”, Aristerà. Cito il più grande filosofo greco vivente, Eutichis Bitzakis (15 ottobre 2011): “Bisogna creare un fronte popolare di salvezza nazionale; un movimento anticapitalista che leghi insieme il patriottismo e l’internazionalismo. Nel corso di questa alleanza potremo sciogliere i problemi delle finalità strategiche attraverso la creazione di alleanze più larghe e di azione comune”. Ed afferma l’economista Flora Papadede: “Il rifiuto del pagamento del debito e l’uscita dall’euro con la ricostituzione di una moneta nazionale non è per nulla una richiesta di sinistra che deriva da qualche considerazione ideologica. E’ l’elemento fondamentale perché possa sopravvivere il Paese e il suo popolo”. E ancora aggiunge la Papadede: “Non basta oggi riaffermare davanti al popolo che le cose vanno male e che diventeranno ancora peggiori. Il popolo lo vede ogni giorno al lavoro, a scuola, a casa, negli ospedali. Bisogna che veda come ci sono prospettive fondate e organizzate, in modo da riprendere coraggio e convincersi che un’altra strada è possibile”.
Ho citato Bitzakis e la Papadede perché sono pubblicati da un periodico della cui redazione faccio parte. Ma qui mi interessa riaffermare che in Italia siamo ancora lontani dalla chiarezza, contestabile fin che si vuole, di queste affermazioni. Cerchiamo di enuclearne il centro motore.


7. Contestare Bersani, Di Pietro e Vendola, e persino contestare Diliberto, Ferrero e Vinci è del tutto inutile, e anzi addirittura controproducente, se non si mostra almeno una prospettiva di salvezza nazionale di questo paese. Spagna e Italia non sono certo nelle condizioni della Grecia, ma non facciamoci illusioni. E’ solo questione di tempo, prima che la carica del rinoceronte non arrivi anche da noi: l’adattamento al modello anglosassone di capitalismo globalizzato neoliberale, appoggiato dall’insieme delle classi dirigenti europee senza alcuna differenza fra centro, destra e sinistra, è incompatibile con il salvataggio di un secolo di conquiste del movimento operaio organizzato e dello stesso modello europeo (di origine tedesca) di capitalismo sociale.
Ciò che dice per la Grecia Flora Papadede non sembra ancora attuale in Italia. Ma lo sarà fra un breve lasso di tempo. O si pensa forse che il PD è più “a sinistra” del PASOK greco, oppure è più influenzabile “a sinistra” da Vendola e Landini? Ma per favore!!


8. E arriviamo finalmente al dunque. Quello che voglio dire è che le proteste di tipo strettamente “classista”, non importa se con o senza black bloc, con muggiti di tori o con belati pecoreschi, eccetera, non sono, e non possono essere, all’altezza della sfida che le oligarchie ci hanno rivolto. Da simili sfide si esce in modo nazionale , vedi l’Argentina, o non si esce. I gruppetti estremisti di estrema sinistra o di estrema destra, non c’è differenza, hanno perduto da decenni qualunque dimensione nazionale; e l’idea di poter essere affidabili presso il popolo normale con le loro urla rauche di contestatori “classisti” è del tutto fuori di ogni credibilità. Il popolo normale non li voterà neppure, fino a che “spererà” che Bersani lo possa tirare fuori dal fango in cui siamo caduti. Che non è il fango delle irrilevanti puttane di Berlusconi, ma è il fango della mancanza di ogni sovranità politica, economica e militare.
E voglio qui chiarire un malinteso. Io appoggio interamente gli argomenti politici del recente convegno di Chianciano (Mazzei, Pasquinelli, più vari estremisti di gruppetti ultra-comunisti e intellettuali indipendenti). La mia obiezione non deve essere intesa come indiretto appoggio ai “compatibilisti” tipo Diliberto, Giacché, Ferrero e Vinci. Anzi, proprio perché appoggio il loro porre problemi strutturali e strategici, non sopporto il solito modo settario e veteroclassista con cui li pongono. Un buon modo per seguire l’esempio del notabile sardo un po’ coglione Mariotto Segni, che prima vince alla lotteria e poi perde il biglietto vincente. Credere di poter sollevare problemi del genere, di portata storica ed epocale, con sostenitori della dittatura del proletariato (CARC) e della rivoluzione trotzkista (Ferrando) significa esattamente questo.
Verrò ascoltato? Ma certamente no! Ma sicuramente no! Conosco infatti molto bene i miei polli, provenienti dalla diaspora del vecchio estremismo di sinistra sedimentato dal riflusso del ventennio 1990-2010. Costoro non capiscono neppure che cosa voglia dire una “questione nazionale”, ed è come parlare in turco a un black bloc di Benevento che studia a Chieti e devasta Roma. Oppure alla signora Rossanda, che sul “Manifesto” del 23 ottobre 2011 non trova una sola parola di pietà per il “dittatore” Gheddafi e se la prende invece con i dittatori “antimperialisti” (persino Fidel Castro è sporcato dalla anziana signora), che non avrebbero nulla a che fare con il suo “socialismo” da salotto parigino: en passant, se la prende addirittura “da sinistra” con la sua creatura “Il Manifesto” affermando di rifiutare il “socialismo di mercato”. Sono stati questi i maitres a penser della sinistra più stupida d’Europa, priva di qualsiasi dimensione patriottica e nazionale, quella che si è spinta a consigliare la formazione di “brigate internazionali” in Libia a fianco della NATO, dei tagliagole sodomizza tori e delle bande di assassini linciatori di Gheddafi.
Su queste basi, la carica del rinoceronte non solo non potrà essere arrestata (nessuno la arresterebbe!), ma non riusciremo neppure a scansarci in tempo. E’ molto triste esserne consapevoli, e non vedere al presente nessuna via d’uscita, almeno per ora.


Torino, 27 ottobre 2011