venerdì 21 gennaio 2011

La Scuola di Marx. Il problema dei rapporti fra Comunismo e Comunitarismo

 di Costanzo Preve

1. Riferirsi congiuntamente al comunismo ed al comunitarismo è una relativa novità nel panorama culturale e politico italiano ed europeo-occidentale. Sono esistiti in passato i cosiddetti nazionalcomunisti e nazionalbolscevichi, ma noi non abbiamo letteralmente nulla a che fare con loro, perché non ci collochiamo sul terreno delle rivendicazioni di una nazione contro altre nazioni. Sono esistiti ed esistono i cosiddetti eurasiatisti, ma il nostro profilo culturale e politico prescinde interamente dalla geopolitica, comunque concepita, in quanto si fonda su di un profilo economico, politico e culturale del tutto estraneo alla geopolitica, di difesa o di offesa che sia.

La ragione per cui fino ad oggi non siamo ancora stati fatti oggetto di attacchi diffamatori sistematici (prescindo dal contingente spurgo di fogna dei frenetici diffamatori di professione della rete, ad un tempo fastidiosi e irrilevanti) sta unicamente nel fatto che per ora siamo talmente piccoli da essere quasi invisibili per il circo dello spettacolo ideologico. Nel caso crescessimo, possiamo aspettarci che una muta di cani feroci ci salterebbe alla gola. Questi cani feroci si possono dividere in tre “razze canine” diverse.

In primo luogo, ci salterebbe alla gola la cosiddetta “estrema destra”, e questo per una ragione semplicissima. La tradizione dell’estrema destra, infatti, vede di buon occhio certe forme di comunitarismo ideologico del passato, in variante razzista, nazionalista, tradizionalista, organicistica, cavalleresca-neofeudale, eccetera, ma non vuole ovviamente avere nulla a che fare con il “comunismo”, che ha combattuto per un secolo, e di cui per principio rifiuta il “salvataggio” attraverso la distinzione fra Marx ed il comunismo storico successivo, in base al presupposto tetragono per cui Marx sarebbe stato il “fondatore” del comunismo che aborriscono.

In secondo luogo, ci salterebbe alla gola la cosiddetta “estrema sinistra”, e questo per una ragione semplicissima. La tradizione dell’estrema sinistra, infatti, il cui presupposto metafisico indiscutibile è l’eternità dell’antifascismo in assenza palese e conclamata di fascismo, è disposta ad accettare la pittoresca varietà delle tradizioni comuniste, o presunte tali (anarchismo, comunismo consiliare, togliattismo, mito dell’onesto Berlinguer, nobile sardo dalle mani pulite, bordighismo, trotzkismo nelle sue quattrocento varianti, stalinismo più o meno giustificazionistico, marxismo onirico-utopistico, maoismo filocinese, guevarismo eroico, castrismo esotico, eccetera), ma non vuole ovviamente avere nulla a che fare con il “comunitarismo”, in cui vede, grazie soprattutto alla paranoia che costituisce l’elemento fondante del suo profilo umano e antropologico, una perfida infiltrazione ed una orrenda contaminazione del Fascismo Eterno.

In terzo luogo, infine, ci salteranno alla gola tutti gli appartenenti al grande centro neoliberale politicamente corretto, che in Italia va da Fini a D’Alema e da Bertinotti a Berlusconi, i quali odiano ecumenicamente sia il comunismo, dichiarato “indicibile”, sia il comunitarismo, dichiarato “fascista”. Le pallottole-ismi che ci rovesceranno addosso sono già tutte nei loro depositi, e sono già tutte collaudate dal circo universitario politicamente corretto (anti-americanismo, anti-semitismo, nazionalismo, populismo, totalitarismo, passatismo, organicismo, eccetera).

Insomma, possiamo aspettarci il peggio, e se crescessimo (cosa niente affatto sicura, perché non possiamo offrire nulla, né posti politici, né cattedre universitarie, né intrallazzi ben pagati, né leccamenti mediatici, eccetera), i cani rabbiosi ci salteranno certamente alla gola.

Segue: http://www.comunismoecomunita.org/?p=2065

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