Dalla crisi del marxismo a un marxismo della crisi?
Il progetto imperiale statunitense è in visibile riflusso. L’elezione di Barack Obama ne è il sintomo più vistoso. Ormai solo gli ottusi senza speranza non riescono a capire che quella attuale è una crisi capitalistica sistemica che, quindi, non lascerà gli assetti geopolitici come li ha trovati. Ciò che è in crisi non è la finanziarizzazione minata dai titoli tossici, non è l’economia reale lasciata senza ossigeno creditizio e tradita da finanzieri e manager attratti dalle chimere della speculazione finanziaria: ciò che è in crisi è il ciclo capitalistico di accumulazione globalmente egemonizzato e coordinato dagli Stati Uniti, ciclo iniziato alla fine della II Guerra Mondiale, l’evento che risolse la grande crisi del ’29 e consentì di riempire il vuoto egemonico mondiale lasciato dal declino dell’impero britannico. Il resto sono conseguenze, sintomi, fenomeni ed epifenomeni collegati.
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