mercoledì 1 gennaio 2014



 Ebbene, il progetto realmente rivoluzionario, comunista è la distruzione di ogni potere, la riappropriazione da parte degli uomini della propria umanità, della propria vita ora asservite al capitale e svuotate di senso reale, non mercificato. Così come l'obiettivo del movimento reale che tende al comunismo è la realizzazione della Gemeinwesen marxiana (il concetto cioè di essenza della comunità umana).




Lotta anti-TAV :una lotta comunistica

La lotta che si svolge da anni in Val di Susa contro il progetto dell’Alta Velocità Torino -Lione si è imposta all’attenzione del paese con tutto il suo peso politico ma anche culturale.

E’ apparso chiaro a tutti la valenza della questione che non è ovviamente più riducibile ad un semplice conflitto su una via di trasporto o ad un canale di comunicazione ma investe due concezioni opposte dell’Uomo e del modello di sviluppo che lo riguarda.

La lotta dei valligiani piemontesi si è rapidamente estesa a tutto il paese ed ha guadagnato subito le simpatie di chi contesta la riduzione dell’uomo e dell’ambiente circostante a mero mezzo o strumento di profitto.

Ciò non è sfuggito neppure ai tanti, troppi, interessi scesi in campo per spartirsi l’affare della TAV che hanno compiuto ogni sforzo possibile allo scopo di dipingere i Comitati Anti-Tav come retrogradi avversari del progresso e delle sue necessarie dinamiche .Su questo crinale i politici di destra e di sinistra si sono riscoperti bipartisan a dimostrazione che quando si minacciano le compatibilità del sistema capitalistico questi  si schierano all’unisono a difesa delle sue prerogative.

Ma c’è di più, la lotta Anti-TAV assurge ad emblematica ribellione contro la manipolazione totale del futuro di interi popoli che in nome del profitto non devono e non possono esprimere il loro dissenso pena l’emarginazione e spesso la criminalizzazione delle loro posizioni.

La comunità intesa come aggregazione naturale e dinamica di gruppi di persone che abitano e vivono il territorio in cui risiedono e ne conoscono i ritmi e la natura, diventano d’incanto un ostacolo da rimuovere per la macchina del progresso , leggi profitto di pochi, e come si faceva con le tribù indiane negli Stati Uniti  convinti a subire l’impatto di opere dannose e spesso inutili sul proprio territorio.

A onta delle tante parole spese sulla necessità di conferire alle autorità locali il compito di proiettare una democrazia partecipativa dal basso, il sistema partitocratico risponde arroccandosi a difesa dell’apparato governando i processi in modo sempre più autoritario e centralista.

Di fronte a questa tendenza massificante e spersonalizzante l’individuo che non conta nulla se non il giorno delle fatidiche elezioni, rimane difficile comprendere come questa democrazia possa resistere a lungo senza subire una profonda delegittimazione dal suo interno, e non certo per presunte o inventate spinte esterne.

Il senso di appartenenza ad una terra ed alla comunità sono tendenza inalienabili dell’Uomo e questo dato di fatto non è compreso ne’ dall’intellighenzia liberista della destra che cavalca un profitto senza scrupoli e ottenuto, se del caso, con i mezzi autoritari, ne’ dal progressismo della sinistra illuminata che avendo rovesciato il dogma materialista e scientista del socialismo marxiano lo ha adesso messo al servizio delle sorti magnifiche e progressive del capitale.

Proprio i fatti della Val di Susa ci dicono, invece, che una lotta di popolo, comunitaria , a difesa dei propri diritti democratici alla necessaria compatibilità del progresso con le necessità dell’uomo e della comunità e non in contrasto o in opposizione con queste, sono la via del futuro.

Sempre più crescerà in quest’epoca di globalizzazione la divaricazione tra una concezione atomista, individualista e antisolidale dei rapporti sociali ed una idea invece comunistica basata stavolta sul pieno riconoscimento della positività dei fattori naturali di appartenenza comunitaria che possono coniugare le istanze di giustizia sociale con l’effettività democratica di una partecipazione alle scelte ed alle decisioni della comunità stessa.

Il modernismo ed il progressismo deterministico sono oramai divenute la bandiera-simbolo dello schiacciasassi capitalista così come le ruspe che dai cantieri della TAV intendono spianare il tratto in questione:la manipolazione dell’ambiente per fini di profitto diventa così la logica prosecuzione della manipolazione genetica dell’uomo , delle produzioni agricole , degli animali fino alla creazione di un “mondo”ad uso e consumo delle elites dominanti.

Nessun dissenso è tollerato rispetto a questo dogma, che non può essere neppure messo in discussione, pena l’accusa di eresia e l’inizio della “caccia alle streghe” che ritualmente si scatena quando sono minacciati la scienza e il progresso di lor signori.

Solo la rivitalizzazione immune da tentazioni passatiste e reazionarie che sappia far riguadagnare senso alla comunità ed al suo ruolo di interlocutore necessario all’avanzamento democratico di questo paese può produrre risultati, solo la solidarietà con la lotta dei valligiani della Val di Susa può cementare da un esempio locale una prospettiva di liberazione nazionale.

Dalla Val di Susa ci giunge un esempio straordinario di autogoverno e di autogestione dal basso dei propri bisogni e del proprio futuro che deve essere di esempio per tutto un popolo che non può delegare ai partiti il proprio futuro, perché i partiti oggi hanno tutti, con diverse gradazioni, il medesimo impianto culturale di fondo.

Per questi motivi la vicenda della Val di Susa assume una valenza enorme che trascende l’esito della vicenda e fa piazza pulita anche a sinistra di tanti equivoci culturali che negli ultimi anni ne hanno distrutto la capacità di analisi ancor prima che l’intervento politico sulle grandi questioni contemporanee.


Maurizio Neri