lunedì 14 febbraio 2011

L’ ANOMALIA NELL’ ANOMALIA ITALIANA


 
DI EUGENIO ORSO

Si discute da molto tempo sulla cosiddetta anomalia italiana, si dice che l’Italia è un paese “anomalo” prendendo come termine di paragone i paesi dell’Europa occidentale, oppure tutti i paesi che si definisco capitalisticamente sviluppati.

Questa anomalia investirebbe ogni aspetto, dalla vita politica all’economia, dall’etica alla socialità, dall’atteggiamento dei singoli verso la collettività ai rapporti di lavoro, e costituirebbe più un motivo di imbarazzo che di vanto, com’è ovvio.

Di recente, la rivista online Overleft ha pubblicato un lungo editoriale dedicato proprio a questo fenomeno, dal titolo “Esiste l’anomalia italiana?”



Si tratta dell’ennesimo dibattito sul tema, in cui il direttore della rivista, Franco Romanò, apre la discussione ricordandoci che non si tratta di questione recente ed inedita, ma che il problema dell’anomalia italiana è cosa vecchia, ed è stata posto fin dai tempi di Gobetti e di Gramsci, agli inizi del Novecento, per citare soltanto due fra le molte personalità che se ne sono occupate, in anni diversi e da diverse angolazioni. L’ennesimo dibattito sulla spinosa e storica questione, del quale non ci si può occupare dettagliatamente in questa sede, non è che l’ultimo della serie, ma può offrire lo spunto per discutere di alcuni recenti [ed inquietanti] aspetti che ha assunto l’”anomalia italiana”, partendo dall’individuazione di un’”anomalia nell’anomalia” che oggi è pienamente osservabile e che si lega alla situazione politica nazionale.

Prescindendo dalla vergogna di essere italiani, moderatamente diffusa nel paese, e dalla relativa indifferenza nei confronti dei simboli nazionali ad esclusione dalla nazionale di calcio, l'Italia è il paese dell'Europa occidentale nella posizione di massima sudditanza nei confronti della UE, della BCE, del FMI e della classe globale, nonché quello più degradato, che mostra agli altri paesi europei occidentali l'immagine desolante del loro futuro.

Se la Fiom oggi si muove in scandalosa solitudine nella difesa di diritti elementari, minimi, già di per sé insufficienti e pur tuttavia messi in discussione giorno dopo giorno – come si afferma giustamente nel dibattito pubblicato in rete da Overleft –, ciò dipende dallo stato in cui è ridotta la popolazione italiana, dopo un trentennio di corruzione diffusa, di scandali, di svendite ai globalisti delle grandi attività produttive nazionali, di flessibilizzazione/ precarizzazione del lavoro [e di tutta l’esperienza esistenziale dei singoli] e di azione socialmente e culturalmente idiotizzante, da parte di quella "industria della menzogna televisiva" che non è esclusivamente berlusconiana.

Per quanto riguarda la domanda sull’esistenza della presunta anomalia italiana, che costituisce il titolo del documento pubblicato dalla rivista online di Romanò, se con questa espressione – Anomalia Italiana – non si intende suscitare un articolato dibattito storico che parte dall’risorgimento o dall’Unità d’Italia, oppure dagli inizi dello scorso secolo, ma si intende la particolare condizione di diminuzione della sovranità nazionale e di sudditanza verso l’esterno che stiamo vivendo oggi, combinata con il degrado umano e culturale del paese, la risposta non può essere che positiva.

Gli elementi principali della cosiddetta anomalia italiana sono quindi due, e presentano grossomodo lo stesso peso specifico, considerando però che il primo ha favorito la diffusione del secondo e lo stesso degrado della politica nazionale:


1) La perdita di sovranità politica e monetaria dello stato italiano e la conseguente mancanza di autonomia dei governi, soggetti alla dittatura UE/ BCE/ FMI, e quindi ai voleri dei dominanti globalisti occidentali, e la conseguente imposizione dei vincoli derivanti dall’adozione dell’euro, che non ha incontrato grandi resistenze. In Italia l’asservimento ai “poteri esterni” e l’accettazione conseguente di una sovranità limitata, soggetta a questi poteri ed alle dinamiche del Libero Mercato Globale, rappresentano da tempo altrettante evidenze, con un atteggiamento di sudditanza verso l’esterno che investe tutto lo spettro politico sistemico nazionale – da Berlusconi a Bersani e D’Alema – rivelandoci una sostanziale unità, in termini di politiche e di obbiettivi, dell’unico Partito della Riproduzione Capitalistica. In altri termini, ci si può scannare sulla legittimità del “bunga-bunga”o sull’opportunità delle orge in Arcore, con tanto di prostitute e ruffiani, ma non sull’intangibile Società di Mercato che non conosce confini – e non riconosce le autonomie statuali – e sul diritto degli Investitori e dei loro rappresentanti [vedi ad esempio Marchionne] di imporre condizioni capestro per continuare le produzioni in loco.

2) La flessibilizzazione e l’idiotizzazione di ampie fasce della popolazione della penisola, frutto di un processo iniziato da circa un trentennio e non ancora concluso, che ha visto l’estensione nella società del lavoro flessibile e precario ed il recente attacco al lavoro dipendente “regolare”, la diffusione incontrollata ma voluta di spazzatura mediatica, l’imposizione di “stili di vita” assurdi e debilitanti, la disinformazione sistematica, l’applicazione dei media della tecnica di distrazione di Noam Chomsky per nascondere i gravi problemi politici e sociali, e via elencando.


Quanto precede spiegherebbe bene, fra l’altro, il degrado della vita politica a tutti i livelli e la crescente acquiescenza di un’opinione pubblica che sembra anestetizzata ed insensibile davanti a questo fenomeno in continua espansione.

Una prova dell’”anomalia italiana” ci è offerta dal fatto che il consenso a Berlusconi, e alla Lega che lo puntella a qualsiasi costo etico e sociale, non diminuisce significativamente, nonostante tutto quello che è accaduto e che sta ancora accadendo in questi giorni.

Sembra che non ci siano chiare spiegazioni per il fatto che nessuno, in questo paese, reagisce con la dovuta forza davanti ad un’azione di governo che supporta la distruzione dei posti di lavoro e dei diritti dei lavoratori, davanti alle evidenti collusioni fra politica sistemica ed economia informalmente e formalmente [ossia penalmente] criminale, dinanzi all’evidenza di un individuo, che purtroppo ricopre la carica di presidente del consiglio, il quale si trastulla nelle continue orge “private”, circondato dal malaffare dei ruffiani [in qualche caso, ruffiani-giornalisti], impone le sue prostitute nei consigli regionali o le premia con incarichi ministeriali, scaricandone il mantenimento sulla spesa pubblica, non rispetta le più elementari regole etiche di condotta ed utilizza a scopi personali i poteri del governo, da lui presieduto, per emanare leggi ad personam.

Se non esistesse quella Procura di Milano che oggi lo indaga per concussione e prostituzione minorile, e Ilda Bocassini vivesse all’estero, ad esempio in Australia, a migliaia di chilometri da qui, ciò che fatto Berlusconi per il suo sollazzo e il suo potere personale [in ciò, puntellato caparbiamente dalla Lega], e ciò che non ha fatto per un paese che sprofonda, non scomparirebbero di certo, ma resterebbero come prove evidenti della sostanza del suo miserabile “regime”.

Per quanto molti giornalisti ed intellettuali di sistema non riescono a spiegare questa “anomalia nell’anomalia”, o non vogliono farlo, è chiaro che non si tratta di un fenomeno intelleggibile, ma bensì di un fenomeno assolutamente spiegabile, pur con le dovute cautele e almeno per quanto riguarda lo scrivente.

Nel tentativo di spiegare questa ”anomalia nell’anomalia”, si può utilizzare una metafora astronomica per farsi meglio comprendere.

Nel sistema solare esterno i pianeti non sono rocciosi come la terra, ma veri e propri giganti gassosi, secondo un'espressione diffusa che nasce dalla letteratura di anticipazione scientifica e non dalla scienza vera e propria.

Come tali, sono costituiti da un nucleo, che è essenziale per la loro formazione e quindi per la loro stessa esistenza, e da strati formati da gas, o da gas compressi allo stato liquido, che costituiscono la maggior parte della loro massa.

La materia di cui sono fatti questi pianeti diventa più densa procedendo verso la parte interna, ma essendo i cosiddetti giganti gassosi ricchi di elementi leggeri, come l’idrogeno e l’elio, sono le basse temperature e la minore intensità del vento solare a trattenere questi elementi, impedendogli di disperdersi nello spazio.

Così, il cosiddetto zoccolo duro del consenso berlusconiano ed anche di quello leghista – corrispondente al nucleo roccioso dei giganti gassosi intorno al quale gli stessi si sono formati – è costituito dalla vasta area dell’evasione fiscale e contributiva, e perciò tale consenso si sostanzia, fin dalle origini, nello scambio fondato sull’illegalità “evasione ampiamente tollerata [e dunque protetta] in cambio del voto”, con il voto degli evasori del nord conteso fra il cartello berlusconiano [prima FI, dopo PDL e domani chissà] e la Lega bossiana.

E’ ovvio che la grande massa di voti ricevuti da Berlusconi e dalla Lega non è esaurita dai voti degli evasori, appartenenti a ben noti gruppi sociali relativamente numerosi ma pur sempre minoritari nella società italiana.

Quella che ipocritamente è definita la “piccola” evasione fiscale rappresenta un cancro, anche se non l’unico, per l’Italia, poiché mettendo insieme le “piccole” cifre, sommandole a quelle espresse dalla grande evasione, si ottengono almeno 150 miliardi di euro l’anno, se non 200 miliardi ed oltre, con un trend storico che mostra la continua crescita degli ultimi anni, pur nella persistenza di un PIL stagnante e del declino produttivo.

Ebbene, sono proprio gli appartenenti a questi gruppi – commercio, piccola e media industria, un certo artigianato e parte dei professionisti – che insieme ai patrimonializzati, ai piccoli redditieri ed ereditieri, agli speculatori di piccolo e medio calibro costituiscono la base elettorale più fedele e più consapevole per Berlusconi e per la Lega , in quanto sono mossi esclusivamente dalla volontà di difendere a qualsiasi costo le proprie fortune personali e i propri privilegi, a scapito della maggioranza della società italiana che è soggetta ad una fiscalità spietata.

Come precisato, questi gruppi sociali possono offrire un consenso stabile al berlusconismo e al leghismo in diretta relazione con la necessità di difendere i loro interessi particolari, in conflitto con quelli della restante parte del paese – che deve subire un’elevata fiscalità senza alcun beneficio anche a causa dell’evasione fiscale concessa a queste minoranze – e senza che in ciò vi sia in loro alcuna traccia di idealità, nonostante i roboanti proclami propagandistici di Berlusconi, che ancor oggi osa ergesi ridicolmente a difensore “delle libertà” contro il comunismo, oppure la presunta difesa dei diritti dei “popoli del nord” contro i soprusi dello stato centralista millantata da Bossi.

Per giustificare l’ingiustificabile, se facciamo un rapido tour in rete sapendo in partenza, però, dove andare a parare, in certi siti [mascherati da studi politico-strategici] possiamo leggere autentiche bestialità, in difesa di questo avvilente stato di cose.

Ci sono soggetti in evidente malafade che spacciano i predetti gruppi per le autentiche e salvifiche “forze produttive nazionali” – ben sapendo, ad esempio, che la PMI è soltanto il risultato della frammentazione del tessuto produttivo in una miriade di piccole unità, deboli e non di rado inefficienti, alimentata dalla scomparsa della grande industria e dell’intervento pubblico – ed osano tacciare apertamente la maggioranza della popolazione italiana, costretta a sopportare buona parte del peso economico, sociale e fiscale del declino in atto, di parassitismo, poiché legata per i tre quarti alla “spesa pubblica” e non piegata alle logiche del Mercato!

Tralasciando questa penosa e miserabile pubblicistica in rete, che fa eco a Libero, al Giornale e alla Padania ed è volta a nascondere la vera sostanza del consenso berlusconiano-leghista, ciò che conta è rilevare che da sole, le minoranze di evasori, di patrimonializzati, di redditieri e di piccoli speculatori [supposti “ceti produttivi”, in particolare del nord della penisola], non possono offrire a Berlusconi e alla Lega che la parte più stabile del voto, insufficiente, però, a garantire un ampio e decisivo successo elettorale, simile a quello del 2008.

Il resto del consenso è espresso da ben altri gruppi, che è bene cercare di individuare per sommi capi ma con una certa precisione.

Come nel caso dei pianeti gassosi, che devono una parte rilevante della massa ad elementi leggeri, così Berlusconi e i leghisti devono una parte significativa dei voti che incamerano a gruppi “esterni” al loro nucleo, o “zoccolo duro”, elettorale, orientato da ben precisi interessi economici.

Per quanto riguarda Berlusconi, il voto degli idiotizzati, dei soggetti culturalmente deboli e degli incolti riveste fin dagli esordi una grande importanza, a tal punto che si può affermare che il successo di Silvio Berlusconi, quale ologramma mediatico dietro il quale si nascondono precisi interessi, è in parte significativa basato sull’ignoranza, sulla manipolazione e sull’arretramento culturale.

Per questi individui, il consenso espresso si fonda su convinzioni fallaci, indotte attraverso la manipolazione ed approfittando della loro situazione di debolezza culturale, e quindi non si sostanzia in precisi interessi economici, che anzi, dovrebbe indurli a negare il voto a Berlusconi [ed ovviamente anche alla Lega].

Non a caso l’industria mediatica berlusconiana ha contribuito a produrre queste “soggettività deboli” e manipolate, essenziali per integrare con il loro consenso quello degli evasori, degli speculatori e dei furbi.

La produzione di quelle che in questa sede sono state definite soggettività deboli – con un progressivo impoverimento culturale ed economico per il paese, nella contemporanea crescita degli squilibri sociali – è in corso da circa tre decenni, e quindi da prima dell’affermazione come forza politica parlamentare della Lega bossiana e della “discesa in campo” di Silvio Berlusconi.

Anche la Lega Nord ha beneficiato del voto ignorante ed idiota [definiamolo pure così], e si è spinta fino ad inventare una patria nordista, la “Padania”, diffondendo artatamente una forma grottesca di pseudo-nazionalismo nel settentrione.

Il panorama culturale e sociale che si è presentato ai tempi del passaggio dalla cosiddetta prima repubblica alla seconda, era gia profondamente diverso da quello che ha caratterizzato gli anni cinquanta, sessanta e settanta del Novecento, ed i “bacini elettorali” del consenso ai quali hanno potuto attingere, fin dal loro esordio, Berlusconi e Bossi socialmente e qualitativamente non erano più esattamente quelli dei vecchi partiti di massa, dalla DC al PCI e dal PCI al MSI.

Altre componenti elettorali, divise a nord fra berlusconiani e leghisti, sono rappresentate dalle partite IVA più marginali, maggiormente esposte alla crisi e all’impoverimento, quelle che ipocritamente si definiscono parasubordinate, cioè le partite IVA e le posizioni di coloro che non sono dei veri “professionisti”, dotati di una sostanziale autonomia nel definire i ritmi di lavoro ed i compensi – anche se in molti casi sono loro stessi a credere di esserlo, illudendosi di occupare ruoli sociali che nei fatti non occupano – ma semplici lavoratori dipendenti non stabilizzati e quindi svantaggiati, i quali dipendono da pochi committenti che gli impongono le condizioni e decidono, perciò, del loro futuro.

Per quanto riguarda il successo ottenuto della Lega, ha pesato molto in questi ultimi venti anni un generico voto di protesta antipolitico, non troppo “maturo” e consapevole né ben definito socialmente, che non di rado l’ha beneficiata nel settentrione del paese, riassorbendo un po’ di astensionismo elettorale.

Del voto antipolitico ha beneficiato ampiamente lo stesso Berlusconi, e questo è accaduto subito dopo il disastro di Mani pulite e la distruzione dei vecchi partiti.

Berlusconi è stato, fra l’altro, molto abile nel giocare la carta propagandistica dell’anticomunismo in assenza di comunismo – paventando un pericolo rosso sempre in agguato ma ormai non più reale –, soprattutto all’inizio della sua parabola, quando erano ancora “caldi” i cadaveri dell’Unione Sovietica e del vecchio PCI.

La conclamata “fine della lotta di classe”, in seguito alla vittoria del modello di capitalismo liberaldemocratico-mercatista, ha liberato forze che in altre età capitalistiche hanno assunto connotati critici o apertamente antagonisti nei confronti del sistema.

Se per Berlusconi hanno votato i disoccupati siciliani, nell’illusione diffusa dal piazzista di Arcore della risoluzione integrale dei problemi del paese, compreso lo storico divario nord-sud che tuttora permane con la tendenza ad approfondirsi, e nell’inganno del milione di posti di lavoro creati letteralmente dal nulla [un po’ come fanno le banche con la moneta “contabile” …], nel settentrione gli operai hanno votato per la Lega bossiana in quanto orfani di rappresentanza politica e abbandonati da una sinistra debole, prona davanti al liberismo e disponibile alla sudditanza nei confronti dei grandi interessi globalistico-finanziari esterni al paese.

Infine, sia Berlusconi sia la Lega – e qui non si può non dare ragione ad una certa sinistra individualistica, liberista e parlamentare – hanno giocato molto sulla Paura, sotto vari aspetti, a partire da una generica paura del futuro suscitata dalla fine delle aspettative crescenti capitalistiche e dal declino economico italiano, fino ad arrivare alla “paura dell’altro”, dell’allos, dello straniero e del diverso, e la Paura ha avuto un peso maggiore, nei successi elettorali berlusconiano-leghisti, di un generico richiamo alla “Libertà”, per quanto riguarda il berlusconismo, e della conclamata [ma pelosa] “difesa dei diritti dei popoli del nord”, per quanto attiene a Bossi e alla Lega.

Appare chiaro che vi sono molti elementi comuni – tutti negativi – fra il berlusconismo ed il leghismo, i quali si possono riassumere come segue: illegalità derivante da un consenso “primario” fondato sull’evasione fiscale, idiotizzazione della popolazione e degrado culturale come veicoli per il successo elettorale, misconoscimento dello stato comatoso dell’economia nazionale e nascondimento della questione sociale, adesione nei fatti alla visione liberista e smantellamento dello stato sociale, pulsioni eversive nei confronti dell’assetto istituzionale della repubblica italiana e della costituzione, diffusione della Paura nel corpo elettorale per consolidare il proprio potere, e si potrebbe proseguire nell’elencazione, ma è bene fermarsi qui per ragioni di spazio.

Se nel caso metaforico dei giganti gassosi del sistema solare esterno gli elementi leggeri che li costituiscono sono trattenuti dalle basse temperature e dalla minore intensità del vento solare, ciò che contribuisce a trattenere il consenso di questi gruppi esterni allo “zoccolo duro” elettorale berlusconiano e leghista [corrispondente al nucleo dei giganti gassosi], non è esclusivamente quel ”idiotismo socialmente organizzato” che ostacola cambiamenti di rilievo, ma è l’assenza di vere alternative politiche, che si accompagna al timore diffuso che comunque, dopo Berlusconi, la situazione economica del paese non potrà che peggiorare.

Oltre all’equazione perversa, fondata sull’illegalità, che possiamo esprimere come “consenso elettorale = licenza di evadere il fisco”, e all’idiotizzazione di parte significativa della popolazione, che di questi tempi da sole potrebbero non bastare, l’esecutivo Berlusconi-Lega si regge grazie alla compresenza nella società italiana di quattro elementi principali: 1) l’assenza di vere alternative politiche all’interno del sistema percepita dal corpo elettorale, 2) l’impossibilità di riacquisire la necessaria sovranità politica e monetaria per cercare di arrestare il declino, 3) il crescente terrore che l’azione speculativa dei Mercati ed Investitori si rivolga con decisione contro l’Italia, 4) la soggezione apparentemente senza scampo alle imposizioni di Unione Europea, FMI e BCE.

Il risultato pratico di questa situazione è che il degrado culturale, economico e sociale del paese continua, favorito dalla relativa “inamovibilità” di Berlusconi che contribuisce, assieme ad una Lega sempre più influente e con il concorso di un’opposizione parlamentare inaffidabile e inefficace, ad alimentarlo, allontanando nel tempo, sine die, ogni prospettiva di cambiamento.

In ciò risiede, essenzialmente, l’ulteriore anomalia nell’”anomalia italiana”.

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