domenica 13 novembre 2011

Ratzinger o Fra Dolcino?


Prefazione

Gesù di Nazareth, il “primo socialista”.

Le comunità politico-religiose degli esseni e di Qumran, basate entrambe su un modo di vita e produzione collettivistico.

Amos e Isaia, profeti “rossi” dell’Antico Testamento.


Fra Dolcino e T. Muntzer, rivoluzionari comunisti e cristiani.


Le organizzazioni “eretiche” cristiane, dagli eroici marcioniti agli anabattisti rivoluzionari della Comune di Munster, con la loro scelta di campo allo stesso tempo comunista e religiosa.
I cristiani per il socialismo, il cristiano-marxista Chavez. Boff e la teologia della liberazione, il socialismo indigeno di Evo Morales, ecc.


Pratiche plurimillenarie e proteiformi, concrete ed innegabili, su cui il materialismo storico “classico” si è confrontato e rapportato solo di sfuggita e con un certo imbarazzo, mentre invece richiedono sia un processo accurato di analisi che un criterio generale d’interpretazione e di comprensione, in grado di spiegare perché – a determinate condizioni – la religione si sia potuta e si possa tuttora trasformare in positiva, liberatoria e sovversiva “anfetamina dei popoli”.
Anche Engels, nella sua notevole opera “La guerra dei contadini in Germania”, riconobbe che l’azione del religioso, credente cristiano e rivoluzionario Thomas Muntzer era ispirato da principi- guida che come minimo si avvicinavano al comunismo, ma purtroppo da tale fatto innegabile, indiscutibile e testardo non derivò le necessarie conseguenze teoriche.
Risulta ormai necessario modificare una parte consistente dell’ormai consolidata analisi marxista sulla pratica religiosa, presa nella globalità: del resto “il vero è l’intero”, rilevava Hegel nella sua geniale “Fenomenologia dello Spirito”.[1]
Riteniamo ancora valido il nucleo fondamentale della valutazione espressa dal marxismo “classico” sia rispetto alla genesi della religione, da intendersi come il prodotto dell’azione umana (l’uomo ha creato le divinità, e non viceversa), che soprattutto per quanto riguarda la funzione concreta di “oppio dei popoli” svolta via via dalla religione in una sua particolare versione, quella fornita dagli apparati ecclesiastici collegati strettamente al potere politico e agli organi statali, a partire dalla teocrazia sumera (3700 a.C.) fino ad arrivare all’attuale gerarchia vaticana.
Ma il nucleo non è tutto e già nell’introduzione alla sua “Critica della filosofia del diritto di Hegel” Marx scrisse giustamente che “l’uomo crea la religione e non la religione l’uomo”, rilevando anche che la religione “è l’oppio dei popoli”, aggiunse anche che essa rappresenta “l’espressione della miseria effettiva e la protesta contro questa miseria effettiva”, e cioè il “sospiro della creatura oppressa”.
Oppio dei popoli, e allo stesso tempo “protesta contro la miseria”: una polarità di opposti molto interessante, ma poco studiata e compresa.
Della tradizionale concezione materialista rispetto alla religione molto bisogna conservare, a nostro avviso, ma quasi altrettanto bisogna modificare: per tanto si propongono quattordici tesi generali su questo tema, che formano l’ossatura fondamentale di questo libro.

Segue:  http://www.comunismoecomunita.org/?p=2887

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