martedì 10 aprile 2012

DUBBI IPERBOLICI

                                               Commento a un testo di Lidia Cirillo

di Costanzo Preve

1. Ho letto un contributo di Lidia Cirillo dal titolo “Ogni cosa è illuminata”, un testo di alto livello teorico che rivela l’anima e l’intelligenza di una “militante di lungo corso”. Due affermazioni mi hanno colpito: la prima è che “il movimento operaio non esiste più”, e la seconda è che “l’ipotesi di un comunismo democratico, nel contesto in cui era stato pensato e in qualche momento anche praticato, non era realizzabile”. In linguaggio cartesiano, ecco due dubbi iperbolici. Ne do la mia interpretazione che è diversa da quella di Lidia Cirillo.

2. Il movimento operaio non è mai esistito, se non come mito di mobilitazione nel significato di Georges Sorel. Intendo movimento operaio come unificazione astratta di migliaia di movimenti concreti. Tuttavia anche realtà inesistenti, come ad esempio il Dio monoteistico del creazionismo, possono avere e hanno avuto effetti storici giganteschi.

Senza movimento operaio il comunismo resta soltanto come filosofia pratica della storia nel senso dell’Io di Fichte, che peraltro anch’io condivido e in cui continuo a riconoscermi. Se è così, la triade Ecologismo Femminismo Comunismo diventa soltanto Ecologismo Femminismo Sindacalismo, ed è inutile raccontarsi delle storie. Il comunismo può testare, ma deve essere radicalmente rifondato, e non solo con aggiustamenti nel senso della teoria dei paradigmi scientifici di Kuhn. Se ci fosse ancora il movimento operaio, allora avrebbe ragione Lotta Comunista, che almeno prende questo termine alla lettera e sul serio, e non come semplice risorsa simbolica ed elettorale alla Diliberto.

3. Se l’ipotesi di un comunismo democratico, e non burocratico-dispotico, non era storicamente realizzabile, allora bisogna essere coerenti, e cade tutta la metafisica trotzkista. Essa si basa infatti proprio sul fatto che una rivoluzione anti-burocratica possa rendere possibile un comunismo democratico.

A mio avviso, quella che i trotzkisti chiamano “burocrazia” è soltanto il solo modo storicamente possibile in cui un soggetto subalterno e non egemonico come la classe operaia, salariata e proletaria può prendere il potere. Verità dura da digerire, ma anche la sola verità che può far luce sul corso storico effettivo del Novecento, fino al Caro Leader. Una volta cresciuti i nuovi ceti medi, si ha la controrivoluzione aperta (Cina 1976, Russia 1989). A meno che, appunto, si decida di battezzare “controrivoluzione” lo stalinismo, che anche a me è odioso, ma che considero la sola forma fisiologica, e non patologica, con cui una classe subalterna e non egemonica può mantenersi al potere.

Un dubbio iperbolico, certamente. Ma è meglio affrontarlo, sia pure per negarlo e controbatterlo, che continuare a rimuoverlo. In caso contrario, il marxismo diventa “struzzismo”, dal nome dell’animale che mette la testa sotto la sabbia.

4. Ma allora, che conclusione trarne? Forse che il capitalismo è la fine della storia? Neppure per sogno! Al contrario, lo smettere di prendere per “scienza” un mito di mobilitazione è invece il presupposto per ripensare le basi sociali, politiche e filosofiche del comunismo, ricollocando sia Marx che il Marxismo nel loro tempo storico.

Non si creda però che ritenendo sorpassato il movimento operaio resti attuale la “sinistra”. O si ha di questa nozione un concetto ideal-tipico, necessariamente bobbiano, oppure si continua a pensare che la divisione del popolo in destra e sinistra possa essere utile per criticare il capitalismo, come se quest’ultimo si riproducesse “a destra” e non come totalità, dentro la quale ci stanno Monti e Draghi, ma anche la Dandini e la Annunziata.

So perfettamente (sono anch’io di lungo corso) che chi vuol fare politica concreta deve posizionarsi sull’asse Destra/Sinistra. Mi limito a constatare, senza voler fare il grillo parlante, che accettando questo posizionamento si apre una catena elettorale Ferrero-Diliberto-Vendola-Bersani, oppure, volendo giustamente distinguersi da costoro, si rischia di cadere in un piano inclinato gravitazionale. Sbaglio? E’ possibile, ma mi si dica il perché.

Torino, 1 aprile 2012

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