sabato 16 ottobre 2010

Afghanistan / I cacciabombardieri italiani già attaccano. Ma «non è guerra»
 
di Manlio Dinucci

«In Afghanistan non stiamo facendo nessuna guerra», assicura Piero Fassino, responsabile esteri del Pd (il manifesto, 10 ottobre). Ritiene quindi giusto che il Parlamento valuti se l’attuale livello di sicurezza dei nostri soldati, mandati là a «difendere le popolazioni civili», sia adeguato o meno, spianando così la strada alla proposta del ministro La Russa di armare di bombe i caccia Amx. «Un esercito che porta la pace», spiega Fassino, «spara per secondo e lo fa solo se attaccato». E’ in base allo stesso criterio che il governo ha autorizzato i piloti degli Amx a usare il  cannone di bordo se vengono attaccati, quando vanno all’attacco in supporto delle forze terrestri, indicando loro gli obiettivi da colpire



Il cannone di bordo è, in Afghanistan, più efficace delle stesse bombe per colpire gruppi di combattenti (o presunti tali) che si muovono a piedi o con veicoli leggeri.  I caccia Amx sono armati del cannone M-61 A1 Vulcan della statunitense General Electric: un’arma a 6 canne rotanti con calibro da 20 mm, in grado di sparare fino a 6mila colpi al minuto. I proiettili sono di vario tipo: incendiari ad alto esplosivo che, combinando i due effetti, uccidono nel raggio di alcuni metri dal punto di impatto; penetranti e incendiari che, usati contro camion e veicoli corazzati leggeri, forano la lamiera ed esplodono all’interno la carica incendiaria. Sicuramente i piloti degli Amx, che hanno già effettuato centinaia di missioni in Afghanistan per un totale di oltre 1500 ore di volo, usano il cannone di bordo, cosa che sono autorizzati a fare. Basta che sparino per secondi.
Nella guerra contro la Jugoslavia, nel 1999, invece spararono e bombardarono per primi. I caccia italiani Amx Ghibli, nel loro «battesimo del fuoco», effettuarono dalla base di Amendola ben 652 sortite per un totale di 667 ore, lanciando centinaia di bombe statunitensi Mk.82 da 500 libbre e Opher israeliane con guida a raggi infrarossi. Fassino assicura che, come in Afghanistan, «nei Balcani non siamo andati a fare la guerra ma a difendere le popolazioni civili». Lo contraddice però D’Alema che, in visita alla base di Amendola in veste di presidente del consiglio, dichiarò il 10 giugno 1999: «Per numero di aerei siamo stati secondi solo agli Usa, l’Italia è un grande paese e non ci si deve stupire dell’impegno dimostrato in questa guerra».
Dieci anni dopo, sotto il governo Berlusconi, i piloti degli Amx, già forti di questa esperienza bellica, sono stati inviati negli Usa, nella base aerea Nellis (Nevada), ad addestrarsi per la nuova guerra poco prima del loro invio in Afghanistan. Dieci caccia Amx, con un personale di 180 militari, hanno partecipato nell’agosto e settembre 2009 a due esercitazioni, Green Flag e Red Flag. I piloti si sono addestrati in missioni di attacco, comprese quelle di bombardamento, insieme alla U.S. Air Force. Sono stati quindi preparati  a operare in Afghanistan sotto comando statunitense, nel quadro di quello che Fassino definisce «un esercito che porta la pace».
Rovesciando i ruoli, è un generale a dire come stanno le cose. «Di guerra si tratta – afferma il gen. Fabio Mini (l’Unità, 11 ottobre) – e le intenzioni reali non sono quelle proclamate di aiutare gli afghani». E, in una intervista al manifesto (12 ott.), dichiara: «Per avere nuove bombe e armi stanno speculando sui soldati morti». Il vero scopo è dimostrare che gli aerei da combattimento servono, così da trovare i soldi per l’acquisizione dei caccia statunitensi F-35. Che, garantisce Fassino, spareranno per secondi, solo se attaccati. 

(il manifesto, 12 ottobre 2010)

Nessun commento:

Posta un commento