sabato 23 ottobre 2010

 
Lenin: un genio rivoluzionario





Ho paura che una corona sulla sua testa

possa nascondere la sua fronte

così umana e geniale,

così vera. Sì, io temo

che processioni e mausolei,

con la regola fissa dell'ammirazione,

offuschino d'aciduli incensi

la semplicità di Lenin; io temo,

come si teme per la pupilla degli occhi,

ch'egli venga falsato

dalle soavi bellezze dell'ideale.
 

V. Maiakovsky 


                                                          di Giancarlo Paciello




Parte prima





1. Il destino dei grandi




Se è scontato (ed opportuno) che si discuta il pensiero e l'operato dei grandi del passato, non dovrebbe essere altrettanto scontato (ed opportuno) che ci si accanisca contro di loro, criminalizzandoli, quando il loro pensiero e la loro azione sono in contrasto con il nostro modo di vedere di oggi o, peggio ancora, per pura strumentalità. Succede soprattutto ai rivoluzionari, in verità, ma anche a filosofi eccezionali, come Hegel ad esempio. E così, nell'ottantesimo anniversario della morte, è toccato a Lenin, un genio della politica come vedremo, essere vilipeso e caricato di una montagna di responsabilità da coloro che, sotto la sapiente (!?) guida di Silvio Berlusconi o forse sarebbe meglio dire del mondo del politicamente corretto, operano con tenacia alla criminalizzazione del comunismo. Operazione, a dire il vero, cominciata ben prima dell'arrivo del cavaliere alla ricerca del comunismo inesistente.



Eppure l'esperienza storica del comunismo (1917-1991), consumatasi nell'arco del secolo breve, secondo la felice definizione di Hobsbawn, ha inizio a sette anni dalla morte di Lenin, che dunque ha potuto poco, quale che fosse la sua diabolica influenza, sulla evoluzione complessiva dell'esperienza comunista.



Certamente Lenin contribuì, con la sua genialità, a trasformare una guerra imperialista, un massacro immondo, che rimane ancora privo di diaboliche responsabilità, in una rivoluzione, la Rivoluzione d'ottobre, contro un potere oppressivo, quello degli zar, in una Russia dalla quale, chi poteva, fuggiva. Tanto per fare un esempio scelto a caso, più di un milione di ebrei emigrò dalla Russia, negli anni che vanno appunto dal 1882 al 1914, per la quasi totalità negli Stati Uniti, oltre che, in minima parte, in Palestina.



Non è mia intenzione polemizzare con i "maestri" di storia dei nostri quotidiani, che si sono accaniti con Lenin, né con le assai prudenti e ahimè modeste risposte che a costoro sono state date sulle pagine di Liberazione, quanto piuttosto ripercorrere, da ammirato estimatore, il percorso seguito da Vladimir Iljic Uljanov nella sua breve quanto emozionante vita di rivoluzionario. Ripeto, del riferimento a questa criminalizzazione mi sono servito soltanto per un incipit di totale presa di distanza dal modo di concepire una rievocazione e soprattutto la Storia.



E, visto che mi è scappata la maiuscola, è opportuno indicare a chi mi sono ispirato, derubandolo spesso anche nella formulazione del testo. Si tratta dello storico e filosofo Massimo Bontempelli, del quale non mi stancherò mai di elogiare le capacità, anche narrative.



In particolare, mi riferisco a quel prezioso libro "Il respiro del Novecento, Percorso di storia del XX secolo" uscito nel 2003 per i tipi della C.R.T. di Pistoia. Un libro scritto per coloro che amano la storia, per coloro che si occupano di politica e vogliono farlo in modo storicamente consapevole e soprattutto per gli studenti. La società in cui viviamo è una società interamente dominata dal mercato e continuamente riplasmata dai suoi automatismi, e non ha più riferimenti che la preservino da mutamenti umanamente devastanti. Perciò la nostra società, i giovani soprattutto, hanno bisogno di un'educazione all'autonomia di pensiero e al valore della personalità spirituale dell'uomo. Ed è proprio la conoscenza storica, in quanto conoscenza particolarmente in grado di far emergere possibilità antropologiche cancellate dall'attuale sviluppo sociale, ma custodite nella memoria del passato, che può favorire tutto questo.



Riconciliatomi con un orizzonte di senso molto significativo, affronto questo lavoro che, da solo, non avrei nemmeno osato pensare di cominciare, e del quale però mi assumo totalmente la responsabilità.




Ma chi è dunque?

Quali gesta ha compiuto?

Di dove viene quest'uomo

di ogni uomo più umano?


Segue: http://comunitarismo.it/lenin_genio.htm

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